Gli eredi BR anche oggi stanno nei Centri Sociali. Milano aspetta giustizia anche da Sala

Milano

 Nella giornata del 28 aprile sono stati arresti sette ex terroristi rossi scappati Oltralpe negli anni ’80 e per i quali è scattata la richiesta di estradizione. Si tratta di Bergamin, di Marina Petrella, Giovanni Alimonti, Enzo Calvitti, Roberta Cappelli, Sergio Tornaghi, delle Br, di Giorgio Pietrostefani (Lotta continua) e Narciso Manenti dei Nuclei Armati contro il Potere. Ancora in fuga invece l’ex br Maurizio Di Marzio. Soddisfatto Mario Draghi che si è congratulato per la scelta francese di consegnare i “responsabili di gravissimi crimini di terrorismo, che hanno lasciato una ferita ancora aperta. La memoria di quegli atti barbarici è viva nella coscienza degli italiani”.

L’inferno degli anni di piombo ha segnato per lungo tempo la vita di una generazione, ha creato angosce e paure, ha proposto uno scontro irrazionale contro lo stato, ha voluto rendere plausibili agguati, rapine, furti, omicidi. La peggio gioventù fu protetta dalla compiacenza e connivenza di una sinistra che teorizzava, filosofeggiava e, soprattutto, aiutava i combattenti, quelle Brigate Rosse che odiavano il sistema e chi, le Forze dell’Ordine, era preposto a difenderlo. Soprattutto Milano, che aspetta ancora giustizia, non ha rimarginato le ferite e diventa centrale ancora oggi della violenza degli antagonisti, eredi BR. I Centri sociali, zone franche, sono anche attualmente sedi dell’humus kulturale in cui si è abbeverato il terrorismo, fonte di un’aggregazione acritica che rende forte il singolo in una collettività di pecore ripetenti.

Sala tollera e protegge queste realtà illegali, le giustifica e offre loro occasioni di pseudo riscatto, ignorando quale sia la vera Kultura di cui si alimentano. Quello degli spazi occupati e dei centri sociali «è un tema difficile, ma è un tema, e fare di tutta l’erba un fascio è sbagliato. Io non mi farò condizionare dalla destra che dipinge i centri sociali come il male assoluto. Avete fatto esempi di centri sociali che durante l’emergenza si sono rimboccati le maniche, hanno aiutato a portare gli alimenti a chi era in difficoltà – ha sottolineato, a tal proposito, il primo cittadino –. Non è facile per noi, io cerco di applicare tutte le formule utili ad evitare che si creino problemi e di riconoscere che, alla fine, parliamo di spazi sociali che forniscono una produzione culturale alternativa, un’aggregazione a basso costo, svolgono una funzione molto contemporanea.”

E Sala si vende per un pugno di voti? Milano aspetta giustizia anche da lui

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