Si tiene questa mattina alle ore 11 alla Scala, in presenza dell’Assessore Filippo Del Corno e del Sovrintendente Dominique Meyer, la cerimonia durante la quale i pronipoti di Antonio Greppi, primo sindaco della Milano liberata dal nazifascismo, scopriranno nel foyer del Teatro alla Scala una targa commemorativa che si aggiunge a quelle dedicate ad Arturo Toscanini, Antonio Ghiringhelli e Luigi Lorenzo Secchi già collocate alle pareti. La cerimonia avviene nel 75esimo anniversario dello storico concerto di inaugurazione della sala ricostruita (11 maggio 1946): un concerto – ricorda la Scala – che ha segnato non soltanto il ripristino della struttura architettonica del Teatro alla Scala sfigurata dai bombardamenti alleati dell’agosto 1943, ma l’uscita dagli anni della dittatura e dell’occupazione. Sul podio c’era Arturo Toscanini, aggredito dai fascisti a Bologna nel 1931 per essersi rifiutato di eseguire “Giovinezza” e poi costretto all’esilio negli Stati Uniti, ma non meno significativo era il ritorno di Vittore Veneziani, il Maestro del Coro a suo tempo allontanato a causa delle origini ebraiche.
Il testo della targa commemorativa sottolinea la convinzione di Greppi che la ricostruzione della città, che pure aveva subito devastazioni enormi degli edifici civili, dovesse concentrarsi anche sulla cultura e sull’attività dei teatri: non a caso il suo primo impegno fu per la ricostruzione del Teatro alla Scala, cui si accompagna significativamente il ruolo nella nascita del Piccolo Teatro nel 1947.
Antonio Greppi, nipote di un partecipante all’impresa dei Mille, nasce ad Angera nel 1894 da una famiglia di simpatie progressiste. Una zia lo avvicina giovanissimo alle idee socialiste presentandogli Filippo Turati, Anna Kuliscioff e Don Primo Mazzolari. Proprio la figura di Mazzolari ispirerà la coesistenza di cristianesimo e socialismo che resterà una costante nell’azione di Greppi. La prima guerra mondiale lo vede impegnato sul Carso, mentre dal 1920 è sindaco di Angera per il Partito Socialista, cui si è iscritto l’anno prima. Giacomo Matteotti lo nomina direttore del foglio “Libertà”. Negli anni del fascismo le persecuzioni politiche si fanno sempre più pesanti fino a costringerlo, dopo otto mesi di carcere a San Vittore, a fuggire in Svizzera, affidando la famiglia all’amico Antonio Ghiringhelli. Nel luglio del 1943 partecipa alla fondazione del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia e dopo l’armistizio prende parte attiva alla resistenza nell’VIII Brigata Matteotti. Nel 1943 il figlio Mario, che aveva abbracciato la resistenza, viene ucciso dalla milizia fascista a 24 anni. Alla fine della guerra il CNL lo nomina sindaco di Milano, una carica che manterrà fino al 1951. Negli anni della ricostruzione si impegna per l’unità delle forze di liberazione e contro la vendetta privata. Antonio Greppi muore nel 1982: accanto alla politica coltiva per tutta la vita l’attività di romanziere e di autore teatrale.
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