Dopo la presentazione del cosiddetto ‘agorà verde’ di Piazzale Loreto, c’è chi si è chiesto se non si stia andando troppo oltre nel tentativo di annullare il traffico cittadino. “In questa rivoluzione della viabilità e mobilità urbana che il Covid ha accelerato a mille c’è anche un po’ di esagerazione, di forzatura a senso unico. Caro sindaco Sala, caro assessore alla Mobilità Granelli, vorremmo obiettare, ai vostri progetti di trasformazione a tappe forzate (cioè ad esempio prima che siano pronte le metropolitane), che vi manca un po’ del senso civico, della leggera grazia di re Federico IX di Danimarca, il re del dopoguerra. Ci sono le sue foto nei rotocalchi d’epoca: splendido, umano e signorile sulla sua bicicletta. Pedalava come tutti i cittadini di Copenaghen. Dava l’esempio, perché i danesi avevano pochi dané, non ce n’erano per comperarsi l’automobile. Ora invece la bici, per non dire il monopattino elettrico (che però ha già annoiato, come il frisbee in spiaggia: in giro se ne vedono di meno) da necessità urgente per la mobilità “in sicurezza” durante la pandemia rischia di diventare un’imposizione, che se gestita male, altro che città in 15 minuti. Renderà la vita peggiore per molte persone. Certamente la bici fa tanto bene alla salute, ma ora, inversamente all’epoca di re Federico, è un toccasana per quei pochi, non diremo ricchi (ma ce ne sono tanti) e fortunati che possono permettersi trasferte sulle due ruote senza dover usare l’automobile, il furgone o il motocarro“, si legge sul Foglio Quotidiano.
La domanda che si pone la giornalista Paola Bulbarelli è la seguente: sarà logico e igienico mantenere questo regime di lockdown stradale, spacciato per mobilità del futuro, anche nell’era post Covid con scuole, ristoranti, fiere, cantieri e pendolari a pieno regime? In questo senso la tesi è che, ad esempio, il progetto di riqualificazione di Loreto finisca per bloccare fuori dalla città tutti i lavoratori provenienti da nord-est. “Stanno massacrando le strade. Ho saputo da agenti della polizia locale che non c’è nemmeno un progetto di viabilità, parlando di ciclabili. Come in via Saint Bon, dove coprono le insegne stradali per non far vedere che hanno sbagliato. Tolgono posti macchina, fanno incazzare i residenti. Ogni percorso ciclabile ha una sua storia di problemi che va a scatenare. Via Inganni è l’ultima, abbiamo anche raccolto centinaia di firme contro il nuovo restringimento”.
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Via Inganni è l’ultima, abbiamo anche raccolto centinaia di firme contro il nuovo restringimento”.
E chi le avrebbe raccolte? La Bulbarelli?