Anche Maran, in campagna elettorale diventa magnanimo, partecipativo, quasi che questi anni di governo della città con imposizioni spesso irrazionali, potessero essere dimenticate. «Adesso verrebbe facile dire che si va avanti da soli perché tanto vinciamo noi avendo un candidato forte e una coalizione coesa mentre gli altri sono al punto di partenza». Invece? «Probabilmente è così, ma trovo più interessante se ci concentriamo sul far rialzare la città dopo un anno difficile come quello alle spalle». Risponde in un’intervista al Corriere e riprende l’appello di Albertini «Non si può pensare di fare tutto da soli». E quindi occorre rompere gli schemi e aprire ai moderati: un modo peraltro dominante di procedere che contraddice totalmente la chiusura al dialogo sino a qui professata.
Risponde con l’esperienza Matteo Forte consigliere di Milano Popolare – “All’assessore Maran che oggi in un’intervista parla della necessità di rompere gli schemi politici per cogliere la sfida della ricostruzione post pandemica, rispondo semplicemente dicendo che non li si rompe con dichiarazioni a mezzo stampa in vista delle prossime amministrative. Gli schemi li si rompe convergendo su questioni di merito nel corso del mandato e non alla fine per tattica elettorale. Purtroppo in questi anni non ho raccolto elementi che oggi mi facciano credere nelle buone intenzioni dell’attuale maggioranza. Dalla querela nei miei confronti da parte del Pd metropolitano, all’affossamento del lavoro della Commissione speciale sulle politiche familiari, fino all’aver chiuso sulla questione moschea ignorando le mie segnalazioni negli anni sugli interlocutori da non legittimare, fino all’aver costantemente impedito al sottoscritto di discutere importanti documenti presentanti in Consiglio comunale (tra i quali la proposta di regolamentare l’affido di beni demaniali al Terzo settore e il piano ‘Milano riparte’ per affrontare il Covid): sono tutti esempi dell’impossibilità durata fino ad ora di condividere la responsabilità di amministrare una città complessa e in crisi come Milano”
Anna Ferrari
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