Come si fa a morire a 18 anni dopo aver fatto un vaccino che avrebbe dovuto invece farci ritornare a vivere? È la storia di Camilla Canepa di Sestri Levante. La ragazza si era fatta vaccinare il 25 maggio con AstraZeneca (Vaxzevria). “Più vaccinati e più liberi” campeggia sul Palazzo della Regione Liguria nella piazza più importante di Genova. Il 5 giugno si era reso necessario il ricovero presso il San Martino di Genova, dove veniva sottoposta a due operazioni chirurgiche, tra cui quella di rimozione del trombo. La sera del 10 giugno la ragazza purtroppo è morta. La Procura di Genova aveva aperto tre giorni fa un fascicolo contro ignoti per atti non costituenti reato, ma la sera del 10 giugno l’ipotesi di reato è stata modificata in “omicidio colposo contro ignoti”. Fin qui, l’inchiesta penale. Ma almeno sul piano politico, di quali ignoti parliamo? Non si conoscono già i nomi dei responsabili?
Le responsabilità (politiche) di Speranza
Il ministro della Salute Roberto Speranza, con comunicato ufficiale del 9 febbraio 2021 n. 29, affermava: “Oggi in tutte le Regioni italiane arrivano le prime dosi del vaccino Astrazeneca. Saranno somministrate alla popolazione tra i 18 e i 55 anni […]”. Successivamente il ministero della Salute, con Circolare del 7 aprile 2021, sottolineava che: “ribadendo che il vaccino Vaxzevria è approvato a partire dai 18 anni di età, sulla base delle attuali evidenze, tenuto conto del basso rischio di reazioni avverse di tipo tromboembolico a fronte della elevata mortalità da COVID-19 nelle fasce di età più avanzate, si rappresenta che è raccomandato un suo uso preferenziale nelle persone di età superiore ai 60 anni”. Insomma, il vaccino è sicuro anche nelle persone dai 18 anni in su, ma se ne raccomanda un uso preferenziale per quelli di età superiore ai 60. Questa era anche la posizione dei virologi da televisione, che fino a due giorni fa tacciavano di “negazionismo” chiunque sollevasse un minimo dubbio sul farlo o meno ai giovani e che forse per le loro dichiarazioni di allora andrebbero oggi indagati. Che oggi si stiano già riposizionando è un segno della miseria umana.
Il caso degli OpenDay
Ma la cosa importante è un’altra. L’Aifa – Agenzia Italiana del Farmaco – ancora il 26 maggio aveva messo in guardia tutti in ordine al fatto che si erano verificati casi avversi causati dai vaccini AstraZeneca e Johnson & Johnson di “trombosi dei seni venosi cerebrali (TSVC) e/o trombosi delle vene splancniche, spesso associati alla presenza di trombi in sedi multiple e a piastrinopenia, con emorragie gravi e talvolta segni di coagulazione intravascolare disseminata” osservati “quasi esclusivamente entro circa tre settimane dalla vaccinazione in soggetti sani con età inferiore a 60 anni, prevalentemente donne” [documento Aifa su Complicanze tromboemboliche post-vaccinazione anti-COVID-19 del 26/5/2021].
Detto questo, perché il ministero della Salute e le Regioni hanno organizzato i cosiddetti OpenDay per consentire ai diciottenni (soprattutto maturandi) di vaccinarsi su base volontaria con AstraZeneca? Perché non si sono ascoltati gli avvertimenti di Aifa? Forse perché bisognava sbolognare in qualche modo le dosi di AstraZeneca rifiutate dagli over 60? O forse perché bisognava giustificare lo sperpero di denaro pubblico del precedente governo per aver puntato all’inizio tutto su AstraZeneca?
Chi ne risponde?
Fatto sta che una giovane potrebbe essere morta in quanto la sua Regione e il ministero della Salute hanno consentito – con gli OpenDay – di vaccinarsi a 18 anni con AstraZeneca, nonostante i ripetuti avvertimenti di Aifa. Chi ne risponde adesso? Oggi il fascicolo della Procura di Genova è contro ignoti, perché essa dovrà dapprima valutare se v’è stato dolo o colpa grave in coloro che hanno somministrato il vaccino (la colpa lieve è coperta dalla recente introduzione dello scudo penale). Ma risolto questo dubbio, il primo su cui è doveroso fare chiarezza è il ministro della Salute Speranza, il quale avrebbe quantomeno dovuto – con ordinanza – vietare la somministrazione del vaccino AstraZeneca nei soggetti di età inferiore ai 60 anni, esattamente come raccomandato da Aifa nei suoi diversi comunicati. In altre circostanze similmente tragiche, la magistratura ha contestato i reati di omicidio colposo (art. 589 c.p.) e rifiuto/omissione di atti d’ufficio (art. 328 c.p.).
Coi buoi già scappati dalla stalla, ieri Speranza ha detto che la precedente “raccomandazione” di usare AstraZeneca solo per gli over 60 ora diventerà perentoria, e addirittura la seconda dose per chi ha già fatto la prima di AstraZeneca sarà Pfizer o Moderna. Fino a ieri non bisognava creare allarmismi e avere fiducia nella “scienza”, oggi si cambiano addirittura le dosi in corso. Davvero imbarazzante. Anche perché i farmaci a mRna, chiamati impropriamente vaccini, hanno le loro controindicazioni e dunque più che continuare la campagna vaccinale sui giovani si sarebbe dovuto valutare, facendo un calcolo rischi /benefici, se non fosse il caso di sospenderla.
ome che sia, a questo punto non si comprende per quale motivo le Procure siano state così solerti ad aver iscritto nel registro Noti l’allora ministro dell’interno Salvini per sequestro di persona (per il fatto di aver impedito gli sbarchi) o di recente il sindaco di Crema perché un bambino si è chiuso da solo un dito in una porta della scuola, mentre nei confronti di Speranza – come di Giuseppe Conte, per la gestione dell’emergenza nei primi mesi del 2020 – non si muove nulla. Vogliamo continuare a far finta di niente?
Non sappiamo se la magistratura interverrà, ma la politica può farlo. Speranza dovrebbe dimettersi, ma non lo farà. Lega e Forza Italia non possono di certo continuare a essere complici di un ministro che ne combina di tutti i colori. Al Senato i numeri di Pd-LeU-M5s sono ballerini, e la Lega potrebbe presentare a Palazzo Madama una mozione di sfiducia individuale nei confronti del ministro, che non significa mettere in discussione tutto il governo ma solo il titolare della Sanità.
Blog Nicola Porro
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845