Nella classifica su 322 città europee, Milano è al posto 303 per qualità dell’aria

Milano

Nonostante la retorica di Sala, l’invasione di piste ciclabili, Area B e C, “Su 322 città, Milano è al 303° posto per qualità dell’aria. A dirlo la classifica pubblicata il 17 giugno dall’Agenzia Europea dell’ambiente che l’ha stilata valutando l’indicatore delle polveri ultrafini (PM2,5) in 323 città dell’Unione Europea, mettendo ai primi posti le più pulite e agli ultimi quelle più inquinate.” La relazione e i dettagli sono di MilanoToday “L’elenco, consultabile sotto forma di mappa visuale, riporta dati sui livelli di particolato fine in oltre 300 città di tutti i paesi aderenti all’Aea, sulla base di quelli comunicati all’Agenzia dai paesi membri a norma delle direttive dell’Ue sulla qualità dell’aria ambiente. I dati provengono dalle misurazioni a terra del PM2,5 effettuate da più di 400 stazioni di monitoraggio nelle aree urbane e suburbane, che delineano un quadro netto dell’esposizione della popolazione all’inquinamento atmosferico.

I dati su Milano

Con un livello di concentrazione di PM2,5 annuo compreso tra 15 e 25 μg/m3 il capoluogo lombardo è compreso tra le città europee con la peggiore qualità dell’aria, definita dalla classifica come “scarsa”. Su 322 città occupa il 303° posto e la concentrazione di poveri ultrafini all’anno, stimata in 20,1μg/m3, la salva dalle ultimissime posizioni, quelle dei luoghi in cui la qualità dell’aria è “molto scarsa”, ma le assegna comunque un posto riservato ai contesti urbani più inquinati d’Europa (bollino rosso sulla mappa dell’Agenzia).

La classifica di quest’anno

La graduatoria del 2021 conferma il quadro degli anni scorsi: i punti critici in Pianura Padana restano, così come quelli nei Paesi dell’Europa dell’est. A fronte di un progressivo miglioramento registrato nell’Europa centrale, sono infatti questi gli zoccoli duri in cui la qualità dell’aria continua a essere cattiva. La sorpresa emerge dal fondo della classifica: Cremona è penultima, in 322° posizione, peggio di lei solo NowiSacz, nel sud della Polonia.

Risalendo di poco la classifica, tra le città in cui l’aria è comunque classificata come ‘cattiva’, si ritrovano altri luoghi della Lombardia. Oltre a Milano, che è appunto al 303° posto, figurano anche Brescia, al 315° posto, Pavia (314) e Bergamo (306). Solo Lecco (222°) si distingue per una qualità dell’aria che è comunque solo ‘mediocre’. Dal 2019 al 2020 le tre città europee più pulite in termini di qualità dell’aria sono state Umeå (Svezia), Tampere (Finlandia) e Funchal (Portogallo), mentre le tre più inquinate sono state NowySacz (Polonia), Cremona (Italia) e SlavonskiBrod (Croazia).

Le cause dell’inquinamento in Lombardia

La cattiva qualità dell’aria nelle piccole città della bassa Padana ha cause che non possono essere riconducibili esclusivamente a traffico e riscaldamento, ma sulle quali pesa sempre di più il contributo emissivo degli allevamenti intensivi. Consultando gli inventari delle emissioni (www.inemar.eu) per la provincia di Cremona, per esempio, si riscontra che nel territorio provinciale vengono emesse polveri ultrafini per 781 tonnellate annue (il 51% da combustioni di biomasse per riscaldamento), ma molto maggiori sono le emissioni di sostanze che funzionano da precursori delle stesse polveri: ammoniaca (ben 18.241 tonnellate annue, il 99% da fonti agrozootecniche) e ossidi d’azoto (6.503 tonnellate annue, il 41% da trasporti su strada). La situazione per la Lombardia è resa critica dal fatto che in regione si concentra quasi un terzo dei bovini allevati in Italia, e oltre la metà dei suini nazionali.

 “Il carico zootecnico rappresenta una fonte prioritaria di emissioni inquinanti – commenta Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – non sarà possibile alleviare il quadro scadente della qualità dell’aria nella nostra regione senza affrontare il nodo della sostenibilità dell’allevamento intensivo. Nella prossima Pac occorre prevedere misure che perseguano la riduzione del numero di animali allevati, oltre a mitigare l’impatto della gestione dei reflui di allevamento, supportando gli investimenti agroambientali delle aziende”.

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