«Grazie al pragmatismo e alla mediazione del Ppe, oggi l’Europarlamento vota un regolamento sul clima ambizioso ma con i piedi per terra: l’obiettivo di tagliare del 55% le emissioni di CO2 entro il 2030 è infatti la vittoria del realismo sulla propaganda ideologica iper ambientalista. Respingendo i tentativi di verdi e sinistra di introdurre target ancora più stringenti rispetto alla proposta della Commissione, target irraggiungibili che metterebbero a rischio imprese e posti dei lavoro, siamo rimasti sul terreno della concretezza senza rinunciare alla sfida della sostenibilità». E’ quanto dichiara l’eurodeputato di Fi-Ppe Massimiliano Salini.
«Che poi la prima legge Ue sul clima – sottolinea Salini – veda in grave disaccordo forze parlamentari la cui identità politica si fonda o è radicalmente connotata dalle battaglie verdi, segnala lo scollamento dalla realtà di un certo atteggiamento da ultrà dell’ambientalismo, più attento agli slogan mediatici che ai problemi di famiglie ed imprese, un approccio che dovrebbe essere oggetto di profonda autocritica. Proporre l’obiettivo del 55% a livello di Unione nel complesso e non di singoli Stati membri – conclude Salini – significa poi far prevalere buon senso e lucidità politica. Un fatto tanto più importante in quanto ci troviamo alle soglie del tentativo imponente di ripartenza economica dalla crisi Covid attuato con Next Generation Eu, dove le imprese europee, che in Paesi come l’Italia sono già modelli virtuosi di innovazione green, possono e devono vedere nel cammino della neutralità climatica un’opportunità di crescita e non un ostacolo».
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