Sinistra e circo mediatico-politico creano e indicano continuamente pericoli: razzismo, sovranismo, fascismo, Orban, omofobia, Trump… In realtà, il vero pericolo è la creazione del pericolo. La sinistra, essendo una macchina ideologica che ha espunto da sé la sua stessa parte buona ossia il riformismo, da Turati a Craxi, non esiste senza il nemico di classe. È una storia vecchia che, purtroppo, campa sull’ignoranza. A Torino sono comparsi manifesti che mostrano Giorgia Meloni e Maurizio Marrone, assessore regionale, a testa in giù. Che bello l’antifascismo totalitario italiano.
Tutta la solfa ideologica dell’antirazzismo e delle discriminazioni altro non è che la riedizione della lotta di classe con cui si sfrutta il sentimento più diffuso: il risentimento. La divisione dell’umanità in buoni e cattivi, vittime e carnefici, giusti e ingiusti è un banale dispositivo illiberale che amplifica un fatto di cronaca e mira a creare invidia, vittimismo, giustizialismo. Il vero razzismo è proprio questo. E la vera emergenza è culturale. I 100 anni del partito comunista cinese dimostrano, per il modo in cui se n’è parlato, il pregiudizio favorevole di cui gode il comunismo, nonostante abbia disseminato morte e annientamento ovunque. Il comunismo è, sia per le cosiddette persone colte sia per gli ignoranti, una bella idea realizzata male. Come a dire che vale la pena riprovarci. Invece, il comunismo è una pessima idea realizzata benissimo. È il peggio della tragica storia umana.
Oggi su Sky ho visto un servizio sui cento anni del partito comunista cinese. Immagini, citazioni, volti e la sfida del futuro del “modello cinese”. Hanno dimenticato di nominare le decine e decine di milioni di morti, i laogai (campi di concentramento tuttora esistenti), gli schiavi. Però, che bello il “modello cinese”, sembra quasi che non sia comunismo e che il male sia – indovinate – il capitalismo. La storia dello statuto dei Cinque stelle è una stronzata, naturalmente. O si autodistruggono o distruggono. Tertium non datur.
Ora che non c’è più obbligo di mascherina all’aperto – in realtà non c’era neanche prima, ma lasciamo perdere – i giornalisti e le giornaliste in collegamento facciano uno sforzo anti-terrorismo psicologico: si tolgano il bavaglino (magari riusciranno a fare, finalmente, una buona azione dall’inizio di questa storia distopica e disturbante).
Giancristiano Desiderio (blog Nicola Porro)
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