Milano 10 Giugno – Se una magnolia muore non è una notizia, non va segnalata nei necrologi e neppure nella cronaca nera, ma se muore quella magnolia, quella in Cairoli, salvata dopo tante battaglie, memoria affettuosa di un paesaggio amico, beh..muore un simbolo, un pezzo di cuore, per molti un pezzo di vita.
E allora nel darne notizia, chi l’ha amata, chi ha lottato per la sua sopravvivenza contro un disegno stupido e aberrante di un Pisapia insensibile alla sua bellezza, ne ricorda la fierezza, il profumo, la tenerezza.
A primavera aveva regalato la magnificenza dei suoi fiori per dire grazie, per dire sono ancora qui, come sempre, ad ascoltare i vostri sogni, a proteggere i vostri passi, a cantare la bellezza.
Se ne è andata senza un perché, forse per una malattia che ha colpito una radice nel corso della cantierizzazione, agevolando l’ingresso dei batteri che hanno poi indebolito la pianta fino ad essiccarla.
Ha reagito, ha voluto dimostrare la sua voglia di vivere con l’ultima fioritura, ma poi si è arresa, improvvisamente, per uno strano cancro ancora da verificare, ancora da definire.
Il Comune non l’ha rimossa perché vuol capire, vuole esaminare le cause.
Ma che cosa c’è da capire? Se quella maledetta pista ciclabile non fosse stata programmata, probabilmente la magnolia avrebbe continuato a sorridere in pace.
Ma, forse, anche le magnolie hanno un’anima e la magnolia di largo Cairoli non ha saputo superare la paura che l’insensatezza dell’uomo (Pisapia) possa ripetersi con un nuovo progetto di morte.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano