E adesso “Il libraio di Kabul” raccontato da Asne Seierstad (il libro, con questo titolo, è pubblicato dalla Bur) è tornato a tremare. Si era illuso, insieme a tanti afghani che avevano creduto alla fine del dispotismo barbaro dei talebani, che i giorni della liberazione lo avrebbero sottratto per sempre al terrore degli aguzzini. Ma gli aguzzini, grazie al tradimento dell’Occidente, stanno tornando, anzi sono tornati. Il libraio di Kabul, lo racconta con precisione il libro, li conosce bene: entravano nella sua libreria ululando, impazziti di sangue e fanatismo, distruggevano tutto, bruciavano volumi, disegni, cartoline, tutta la carta stampata che veniva annientata e ridotta in cenere perché “immonda”, “infedele”, “blasfema”. Erano armati di scudisci e lunghi bastoni con cui picchiare il libraio, o i pochi clienti che avevano avuto il coraggio di accostarsi alla bottega dei libri. Avevano appena abbandonato le pietre con cui avevano lapidato, intonando le loro litanie d’odio, le donne coperte dal burka dell’umiliazione e seviziate negli stadi. Ora l’”avevano”, tempo imperfetto, diventa “hanno”, presente. Dopo anni di tirannia, per il libraio di Kabul e per i tanti afghani ora in procinto di scappare per non finire nelle fauci degli energumeni, torna l’incubo. L’Occidente, gli Stati Uniti, l’Europa sempre più priva di valori e di dignità, voltano le spalle all’Afghanistan liberato. Il libraio di Kabul aspetta le urla dei talebani pronti a insanguinare l’Afghanistan eccitati dallo spirito di vendetta. E noi, a chiudere gli occhi. Senza vergogna.
Pierluigi Battista Giornalista, scrittore (HuffPost)
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