Dopo l’annuncio in pompa magna di marzo, il sindaco uscente di Milano non si è mai iscritto. E anche il suo «ambientalismo» è tutto di facciata
«Ho deciso, aderisco ai Verdi europei per fare meglio il sindaco di Milano», annunciava il 12 marzo in pompa magna a Repubblica Beppe Sala. Aggiungendo che la sua scelta non doveva essere giudicata «sorprendente» ma «moderata» e che in questo modo avrebbe reso «Milano una città sempre più protagonista nello scenario internazionale». La svolta green del primo cittadino, continuava, era dettata dal suo «europeismo e antifascismo». Sala, insomma, sarebbe confluito nei Verdi perché «si sono distinti per battaglie fondamentali su giustizia, fisco, genere, povertà energetica e diritti». Altro che Pd.
Sala non si è mai iscritto ai Verdi
Peccato che, nota il Fatto Quotidiano, a sei mesi di distanza da queste parole Sala non si sia ancora iscritto ai Verdi. È vero che nella già citata intervista a Repubblica aveva detto che sarebbe stato «cooptato nel partito con i tempi giusti», ma questi «tempi giusti» sembrano ormai biblici.
Il sindaco di Milano, insomma, si è reso protagonista di un furbata elettorale. Lo aveva già fatto col Pd: dopo aver vinto le primarie dei democratici, senza aver mai sottoscritto la tessera, aveva ripetutamente preso le distanze dal partito dopo che questo era affondato nei sondaggi.
La Milano di Sala è molto poco «green»
Il giornale di Travaglio parla della «sòla di Sala», che con una semplice dichiarazione ad effetto si è guadagnato l’appoggio dei Verdi. Eppure il candidato sindaco non è mai andato d’amore e d’accordo con i suoi “colleghi” ambientalisti. Nel gennaio 2020, aveva sbeffeggiato così la leader dei Verdi, Elena Grandi, che gli aveva chiesto di scusarsi per la decisione di abbattere gli alberi del milanese Parco Bassini:
«Sono i Verdi che dovrebbero scusarsi con gli italiani perché sono riusciti a raccogliere a malapena il 2 per cento del consenso mentre in altri paesi d’Europa sono arrivati anche al 15, perché un ambientalismo che è solo del “no” e della rigidità porta a queste cose».
Non basta una verniciata di verde
E qual è invece l’ambientalismo di Sala? Piste ciclabili a parte, la cui invadenza ha fatto infuriare una buona fetta di milanesi, l’agenda di Sala non ha niente di “green”. Ricorda ancora il Fatto:
I Verdi vogliono davvero Sala?
Insomma il verde va bene per acchiappare voti, ma non per Milano. Il Piano aria e clima, che vuole raggiungere entro il 2025 i livelli di inquinamento indicati dall’Europa, «non propone alcuna azione concreta per ottenere questo risultato». Per quanto riguarda la riduzione del 45 per cento delle emissioni entro il 2030, a detta dei comitati ambientalisti, «è impossibile» visto che gli edifici pubblici saranno riqualificati «entro il 2040», mentre per quelli privati non sono stati stanziati fondi.
Sala insomma a parole vuole i Verdi e si fa green in tutto, ma siamo sicuri che alla prova dei fatti i Verdi vogliano lui?
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