La nuova criminalità organizzata investe nell’economia legale

Attualità

La criminalità organizzata gestisce enormi quantità di denaro provenienti dalle sue innumerevoli attività illecite. È noto che la maggior parte di questo denaro ormai confluisce nell’economia legale. La metodologia utilizzata per permeare i mercati legali è quella dell’investimento.

Nel 2019, i proventi mondiali della criminalità organizzata hanno rappresentato circa quattro trilioni di dollari, oltre la metà sarebbero reinvestiti nell’economia legale (fonte: UNODC 2019). Le nuove mafie oggi sono assimilabili in tutto e per tutto a delle vere e proprie multinazionali che traggono i loro profitti da attività illecite spesso con il concorso di pezzi deviati della politica, dell’economia e della società civile. La loro esistenza e il continuo sviluppo è frutto di corruzione e all’occorrenza di violenza e intimidazioni. Il tutto, al solo scopo di garantirsi il massimo guadagno possibile.

La criminalità organizzata così com’è strutturata, di fatto, con i suoi investimenti indebolisce l’economia attraverso le varie attività illegali che comportano danni non solo economici ma anche sociali. Le minacce e le intimidazioni all’interno di una comunità, la corruzione dei organismi politici, economici e sociali; la ridotta qualità della vita; la sicurezza personale e l’ordine pubblico compromessi, sono tutti effetti prodotti dalle nuove mafie ormai a livello transnazionale.

Il ruolo sempre più predominante delle contiguità e delle collusioni con i colletti bianchi nella sfera economica e politica e l’uso di pratiche corruttive sono ormai i pilastri portanti della strategia della criminalità organizzata contemporanea. L’infiltrazione nell’economia legale oggi può assumere diverse forme: controllo diretto o mediato delle imprese legali; creazione di monopoli o oligopoli di matrice mafiosa ma occulti; accesso lecito agli appalti e alle sovvenzioni pubbliche e private. Gli investimenti criminali sono ormai penetrati in diversi settori dell’economia. I più colpiti sono: le sovvenzioni europee, il settore della sanità, i vari servizi pubblici fino a quelli delle costruzioni e del turismo.

La maggior parte delle imprese della criminalità organizzata non si trova più in Italia ma è sparsa in Europa e nel resto del mondo, soprattutto nei cosiddetti paradisi fiscali. Le aree con una più profonda penetrazione criminale subiscono un’apparente impennata in termini di reale sviluppo economico. La presenza della criminalità organizzata occulta tuttavia determina un PIL pro capite tra i più bassi negli Stati in cui le mafie influenzano i mercati.

I forti legami con l’ambiente locale, così come i ritorni sociali potenzialmente elevati degli investimenti nell’economia legale, rappresentano la principale ragione di attrattività, ma la realtà socio-economica è ben diversa. Gli affari li fanno solo i mafiosi e non di certo i cittadini. In alcune Nazioni con un tenore di vita relativamente elevato, come Romania e Bulgaria, la penetrazione è più recente e l’attrattività di questi territori potrebbe essere attribuita al fatto che gli ingenti investimenti mafiosi siano graditi poiché creano comunque ricchezza economica e nuovi investimenti con relative opportunità di lavoro (lavoro nero o sfruttamento di tipo schiavistico).

Le buone performance economiche frutto di investimenti mafiosi possono fungere da attrattiva, perché potrebbero esserci più incentivi all’avvio di attività apparentemente lecite ogni volta che l’economia legale offre rendimenti elevati e rischi molto bassi. Pur mantenendo uno stretto rapporto con il territorio di origine, le nostre mafie s’intrecciano con le reti transnazionali e questo consente loro di rafforzare sempre di più il loro potenziale criminogeno. In un mondo in cui la criminalità non conosce confini, la cooperazione internazionale basata sulla condivisione delle informazioni è fondamentale.

Le istituzioni, in particolare forze dell’ordine, magistratura e società civile devono lavorare a fianco a fianco. Il miglior investimento che gli Stati possono fare è di attuare serie politiche sociali e culturali. Senza la cultura della legalità, gli investimenti economici nella lotta al crimine organizzato transnazionale e una vera armonizzazione degli ordinamenti giuridici dei vari Stati membri dell’Unione europea e della Comunità internazionale, la lotta contro queste nuove mafie non si vince.

Blog Vincenzo Musacchio Jurist and Professor of Criminal Law

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