Il liceo Manzoni, la Statale e la scuola dei Liberali. Ecco l’azzurro che inchioda l’amministrazione su ciclabili, multe e parcheggi, difendendo i cittadini vessati, il più acerrimo nemico di Sala sui temi della mobilità e della manutenzione delle strade e del verde
Il prossimo 18 ottobre, complici le rinunce a ricandidarsi di Riccardo De Corato e Basilio Rizzo, Fabrizio De Pasquale sarà il “decano” di Palazzo Marino, il membro con più anzianità di servizio in Consiglio comunale. Nel 2022, infatti, spegnerà le 25 candeline a Palazzo, dov’era entrato per la prima volta nel 1997. «Mi ricordo – racconta il capolista di Forza Italia alle prossime elezioni – che quando mi proposero di candidarmi ci pensai su molto, perché ritenevo che essere eletto sarebbe stato molto difficile. In realtà, in quegli anni Forza Italia a Milano prendeva valanghe di voti, con percentuali intorno al 30 per cento. E io entrai in Consiglio con circa 800 preferenze personali».
Cinquantasette anni, sposato e con due figli, De Pasquale arrivò a Milano dalla bellissima Modica, in provincia di Ragusa, al seguito del papà medico e della mamma insegnante. Frequentò le medie al San Carlo, poi il liceo classico al Manzoni e infine Scienze politiche alla Statale. La scintilla della politica si accese presto, in terza superiore, quando entrò in Consiglio di istituto al Manzoni con una lista di ispirazione liberale. «Ma -ricorda -il mio più grande successo lo ottenni a Scienze politiche, che allora era una roccaforte della sinistra, dove come rappresentante dei Giovani liberali ottenni il 36 per cento alle elezioni del Consiglio di facoltà nell’85-’86».
Furono gli anni dei contatti con personaggi del calibro di Egidio Sterpa, Valerio Zanone, Livio Caputo. «Eravamo attivissimi politicamente, ma anche piuttosto mondani. D’altra parte, quelli erano i favolosi Ottanta».
Pochi anni e, d’improvviso, la Prima Repubblica tramontò. De Pasquale seguì il percorso del Patto Segni, prima di diventare uno degli allievi” di Giuliano Urbani’ che aveva conosciuto ai tempi della gioventù liberale. A quei tempi, Urbani stava lavorando allo statuto e al programma di Forza Italia, prima di fare per due volte il ministro (alla Funzione Pubblica e ai Beni culturali) nei primi due governi Berlusconi. E in entrambi i casi, quello che è considerato tra i padri fondatori del partito azzurro, volle con sé De Pasquale nel ruolo di portavoce. «Di Berlusconi mi ha sempre affascinato il suo aver portato nel dibattito popolare temi come la libertà dell’individuo, o come le tasse. Questioni che prima di lui erano riservate al confronto all’interno delle elite».
Se la prima elezione in Comune fu preceduta da qualche timore, il bis nel 2001 fu trionfale: con oltre 1.800 preferenze individuali, De Pasquale fu terzo per numero di voti in Forza Italia, dietro a un tale Albertini omonimo dell’allora sindaco e a Silvio Berlusconi ». Ovvio attendersi un suo balzo dai banchi del Consiglio comunale a quelli della giunta. E invece… «Invece, a quei tempi li, Albertini non sceglieva i suoi assessori tra i consiglieri, per cui sapevo che non sarei entrato nella sua giunta. Ma fu, comunque, una grande delusione ». Nel quinquennio successivo divise l’attività politica tra Milano e Roma, prima del tris nel 2011 al seguito della Moratti. «Ma fu verso la fine del secondo mandato di Albertini che, per primo, parlai al sindaco della possibilità di candidare Milano all’Expo» ricorda il capolista di Forza Italia. «Feci anche una mozione che portai in Aula ». Se Albertini non diede seguito a quel suggerimento, l’idea entrò nel programma di Forza Italia e della Moratti in vista delle elezioni del 2011. E tutti sappiamo il successo che fu.»
«Cinque anni dopo, non mi sarei mai aspettato la vittoria di Pisapia. E men che me no la Moratti. Mi ricordo che quando, durante una cena, le portai un bigliettino in cui era scritto che Boeri era uscito sconfitto dalle primarie della sinistra per la candidatura a sindaco, lei fece un grande sorriso. La sconfitta fu uno choc e per me significò per la prima volta stare all’opposizione, cioè fare una politica più barricadera e aggressiva rispetto a quella a cui ero stato abituato fino li».
Un ruolo, quello dell'”attaccante”, che De Pasquale (divenuto capogruppo di Forza Italia dal 2014) ha perfezionato con gli anni («all’inizio non fu affatto facile, anche se mi dava più visibilità mediatica » rivela), fino a diventare il più acerrimo nemico della giunta guidata da Giuseppe Sala sui temi della mobilità, della manutenzione delle strade, dei cantieri della M4. «Ma -dice-la cosa che più mi piace ricordare fu l’assemblea che organizzai a Palazzo Marino con 500 cittadini contrari alla riapertura dei Navigli. Fummo i primi a capire che il progetto avrebbe avuto per la città impatto e costi insostenibili e poi il tempo ci ha dato ragione».
La cosa che meno sopporta della sinistra «è la sua volontà di voler rieducare i cittadini, come sta cercando di fare oggi sui temi della mobilità, come se le auto avessero preso il posto del capitalismo in qualità di acerrime nemiche del popolo, e andassero per questo eliminate al di là di qualsiasi considerazione logica e razionale». E di una cosa si dice sicuro: «Di tutte le sinistre che ho visto, questa di Sala e compagnia è la peggiore di tutte, peggio persino di quella di Pisapia».
Matteo Legnani (Libero)
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845