I molti fallimenti di Sala visti con lucidità dall’Urbanista Beltrami Gadola

Milano

I molti fallimenti di Sala visti con lucidità dall’Urbanista Beltrami Gadola, notoriamente di sinistra e già Docente di Urbanistica al Politecnico di Milano.

“…l’elenco delle cose (non fatte) sarebbe lunghissimo da quelle minime, tenerla pulita, a quelle massime, come dice la legge sugli enti pubblici: essere realmente il responsabile della salute dei cittadini in tutti i sensi, da quello sanitario a quello economico, a quello sociale e occuparsi dello sviluppo della città: per tutti.

Ci sono due considerazioni da premettere.

L’urbanistica (quelle urbana in particolare va seguendo lo stesso percorso del clima: stiamo distruggendo le città anche in questo caso per l’avidità e l’arricchimento di pochi. Quando finalmente ce ne renderemo conto e i “Grandi” del mondo e i “Piccini” dei Comuni faranno (forse) un G7 dell’urbanistica, i “costi” per salvare le città saranno enormi e a pagare saranno come sempre le vittime e non i colpevoli. Intanto godiamoci i pentimenti delle archistar: niente borghi e città orizzontali (Ratti su Repubblica).

Gli “spazi sociali”, sono un modo di dire che come il prezzemolo non manca mai tra gli urbanisti “prêt-à-porter”. Quello che sfugge loro è che lo spazio sociale di cui parlano (l’urbanistica tattica tanto per cominciare), equivale al vecchio adagio “panem et circenses”.

Lo spazio sociale più importante non è quello fisico ma quello dell’Homo politicus, dove questi esprime e dibatte le sue idee, dove si confronta con gli altri e con chi governa da pari a pari: lo spazio democratico. Questo spazio si va restringendo e si governa con il surrogato della falsa partecipazione – una specialità milanese – anche qui “panem et circenses” ma soprattutto “circenses”. Ecco una negazione della democrazia antifascista.

In questa campagna elettorale, non certo uno scontro di titani, il sindaco uscente si è vantato di molte cose, di quasi tutto l’immaginabile e allora mi domando: quante di queste cose erano il “minimo sindacale”? Quante delle cose delle quali si vanta vanno attribuite a chi lo ha preceduto? Del minimo sindacale non può vantarsi nessuno, una volta si chiamava senso del dovere.

Perché il sindaco Sala, ricandidandosi, non ci fa l’elenco delle cose che ha fatto al di là del minimo sindacale? Perché non ci ha mai presentato un bilancio delle cose che ha fatto e non ci lascia giudicare quelle che potremmo ritenere al di là del minimo sindacale e dunque particolarmente meritorie?

Perché affronta un dibattito col suo avversario e non coi cittadini? Possiamo ricordargli l’incredibile vicenda degli scali, la politica del cemento verde, del bilancio delle piste ciclabili, alcune deserte e lunghe chilometri, gli scali ferroviari, la vicenda Stadio Meazza (ci dirà qualcosa prima delle elezioni?), la vicenda recentissima delle aree ex macello.

Quello che è certo è che passerà alla storia (con il suo assessore Maran) come il vandalo dei beni pubblici, soprattutto territoriali, la cui proprietà è passata – senza alcuna seria contropartita – nelle mani dei privati.

Ma veniamo alla MM. È stata affidata a questa società prima l’acqua e l’acquedotto senza alcun beneficio per i cittadini. Poi la gestione del verde con un accordo di 25 anni, poi per finire alla manutenzione delle scuole.

Su quest’ultima vicenda si è giustamente inalberata Regina De Albertis, presidentessa di ANCE Assimpredil (costruttori milanesi) lamentando che così si deprimeva il mercato delle medie e piccole imprese edili milanesi. Sacrosanta considerazione.

La “esternalizzazione” – affidare ad altri parte del proprio compito, tipica prassi degli imprenditori di oggi – è l’esatto equivalente della tanto biasimata “delocalizzazione”. Quando lo fa la pubblica amministrazione è un affronto al mondo del lavoro. Tutto finisce a “taralluci e vino” o per meglio dire a subappalto e cooperative fasulle.

Alla faccia dell’economia locale: complimenti Sindaco.

Quanto al programma elettorale di quest’ultimo, vi invito a rileggere quello della sua precedente campagna elettorale. Cosa c’è di nuovo? Il Covid 19 che viene citato come passe partout….”

Arturo Beltrami Gadola su Arcipelago

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