D’accordo, 13 anni e due mesi di carcere sono una pena esorbitante. Ma resta il fatto che un sindaco non può e non deve violare le leggi dello Stato e il sindaco di Riace Mimmo Lucano l’ha fatto. L’ha fatto sistematicamente. Organizzava matrimoni di convenienza tra donne extracomunitarie e cittadini di Riace per aggirare la legge sui rimpatri, rilasciava documenti di identità a immigrati extracomunitari privi del permesso di soggiorno, firmava false attestazioni che dichiaravano agibili abitazioni inagibili, disponeva contratti pubblici per la raccolta e il trasporto dei rifiuti senza gara d’appalto a beneficio di cooperative prive dei requisiti previsti. Nessun arricchimento personale, un evidente tornaconto politico elettorale. Mimmo Lucano agiva così perché questo gli suggeriva la propria coscienza. E ciò fa di lui un idealista. Ma questo non toglie che la sua sia stata una condotta illegale. Mi chiedo se, da Enrico Letta in giù, i tanti esponenti della sinistra che oggi lo difendono farebbero altrettanto nei confronti di un sindaco di estrema destra che, nel rispetto dei principi in cui crede e in ossequio alla propria coscienza, violasse la legge commettendo reati legati all’immigrazione clandestina uguali e contrari a quelli commessi da Mimmo Lucano. Mi chiedo anche se questa vicenda non dovrebbe indurre le sinistre a prendere atto che, violando la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio e imponendo la non eleggibilità sulla base di una condanna di primo grado, la legge Severino è una mostruosità giuridica in evidente conflitto con i principi dello Stato di diritto enunciati dalla Costituzione “più bella del mondo”. Domande retoriche, naturalmente.
Blog Andrea Cangini senatore Forza Italia
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