Nell’ultima campagna elettorale era tutto un ritornello: non voto Bernardo perché non ha le phisique du role, perché non mi piace la sua faccia, non mi piacciono gli abiti che indossa, gli occhiali, come parla…E poi la pistola, e qui e lì…
Ogni scusa era buona….
Ma qui non siamo ad un talent show.
Va ricordato che ci sono altri elementi non banali per stabilire a chi far governare una città. C’è un curriculum come dirigente pubblico che per Bernardo era positivo nel senso che ha creato un reparto e lo ha fatto ben funzionare. Poi c’e un programma depositato agli atti che contiene tutti gli impegni che i 2 candidati vogliono realizzare. Nel caso di Sala contiene una implementazione di tutte le cose che fanno arrabbiare almeno metà della città: ciclabili, rieducazione forzata di chi deve usare l’auto, nessun intervento su sicurezza e movida perché il problema non esiste. E poi priorità all’accoglienza e alla lotta alle discriminazioni, vere o presunte che siano.
Oltre al programma c’è anche uno schieramento, una Giunta e un Consiglio Comunale. È chiaro che discutere con Maran e Monguzzi è diverso che discutere con me o De Corato.
Ma tutte queste considerazioni nulla hanno valso, abbiamo avuto a Milano il record di astensionismo mentre i voti di Sala sono praticamente identici a quelli che prese nel secondo turno del 2016 ( 277 mila e 264 mila). Chiaro segno che molti potenziali elettori cdx non sono andati alle urne.
Qui nessuno vuole sottovalutare errori del cdx, soprattutto dei suoi attuali leader, che hanno portato al naufragio di Bernardo in una città che era contendibile.
Però va tenuto conto che abbiamo a Milano una nuova figura oltre ai mitici radicalchic: il liberalsnob. Un borghese che sottovaluta i danni che potranno fare, anche a lui, altri 5 anni di PD e verdi e si fa molto influenzare dalla narrazione di sinistra.
Siccome gli elettori vanno coltivati e non mandati a quel paese, è dunque necessario riconoscere un limite di fondo nel centro destra: ci siamo fatti dettare l’agenda dei temi della campagna, discutendo di problemi presunti (la pistola o l’antifascismo) rispetto alle questioni reali per il futuro di Milano che non siamo stati capaci di drammatizzare.
Per ribaltare questo risultato ci vuole miglior comunicazione e maggior cultura politica nelle forze del CDX e più umiltà nel rapporto con la città.
Fabrizio De Pasquale ha 60 anni, è sposato, padre di 2 figli e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche, è stato Capo ufficio stampa di varie aziende e del Ministero dei Beni Culturali. Ha lavorato per RAI ed Expo2015 e per un centro media. E’ stato per 24 anni Consigliere e poi Capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino. Conosce bene Milano ma non smette mai di scoprire i problemi e le eccellenze che la metropoli produce ogni giorno. E’ Direttore e amministratore di Milanopost dal 2014 e crede nel ruolo dell’informazione locale per migliorare la città e i suoi abitanti.
Esatto! Mai visto il Papete a Milano -la sua città!- protestare contro le maledette ciclabili….