L’analisi di Alessandra Ghisleri: “Astensionismo perché ancora una volta i partiti sono distanti dalla gente”

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Huffington Post intervista Alessandra Ghisleri che già nelle rilevazioni antecedenti il ballottaggio aveva previsto il grande astensionismo. E che su Miano e Roma osserva A Milano nel primo turno elettorale l’astensionismo, soprattutto nelle periferie ha interessato principalmente il centrodestra con la Lega, a Roma, invece in ogni Municipio c’è stata un’astensione maggiormente legata a quel M5S che 5 anni fa guidò la vittoria di Virginia Raggi.

Per il centrodestra il problema a Roma come a Milano ha riguardato anche la scelta dei candidati decisi soltanto nel mese di luglio a poco più di 60 giorni dall’appuntamento elettorale. Hanno identificato figure non politiche entrate tardi in campagna elettorale e poco avvezzi ai ritmi delle campagne elettorali. Poi c’è un tema anche di lontananza. Spesso le periferie sono le aree urbane che vedono meno la partecipazione politica. Nelle rilevazioni spesso emerge un forte distacco tra la politica e i desiderata dei cittadini.”

Le si chiede “Registrate, per la prima volta, anche un misto di estraneità ai partiti ma anche di grande fiducia in Mario Draghi che li ha nei fatti commissariati?”

Risponde “C’è da dire che Draghi arriva da un mondo molto differente e complesso ma anche politico. Subito la fiducia gli è stata concessa a larga maggioranza, raggiungendo vette che superano il 50%. Con le sue capacità è come se le persone gli riconoscessero un ruolo in una partita fuori campo. Tutto ciò, unitamente ai successi nella campagna vaccinale, nel PNRR, nella ripresa, pone un grande tema di confronto della classe politica tra gli italiani.”

Approfondendo “Dottoressa Ghisleri, l’affluenza in queste amministrative era già stata bassa al primo turno, ora ai ballottaggi lo è ancora di più? Dati alla mano, come lo spiega? È disaffezione?”

“Partiamo dai numeri relativi alle grandi città. Cinque anni fa, a Torino, al primo turno, votò il 57,18%, quest’anno sempre al primo turno a Torino ha votato il 48,08%, con un saldo negativo di circa  9%. Al ballottaggio di 5 anni fa, dove era arrivata Chiara Appendino, nuova candidata del M5s, contro il centrosinistra, aveva votato il 54,41%. In questa tornata elettorale a Milano al primo turno ha votato il 47,72% mentre cinque anni fa votò il 54,65%, anche in questo caso sono stati persi quasi 7-8 punti in percentuali di affluenza. A Roma nel 2016 aveva votato il 57%, mentre quest’anno il 48,54%. E, sempre nella Capitale, al ballottaggio era andato un romano su due, anche qui come a Torino c’era la novità rappresentata dalla candidata dei 5Stelle Virginia Raggi che fu eletta come la sua “collega Appendino” anche con i voti degli elettori del centrodestra che, pur non apparentati, votarono contro il candidato di centrosinistra. In questa particolare tornata elettorale non ci sono stati i famosi apparentamenti di cui eravamo a conoscenza negli anni precedenti. I leader hanno dichiarato, forse anche un po’ timidamente, a titolo personale la loro preferenza. Pensiamo a Carlo Calenda e a Virginia Raggi che neppure si è espressa nel merito. È scomparso completamente il desiderio di combinare le forze, quindi tutti i candidati e di conseguenza gli elettorati sono in gran parte rimasti fermi sulle loro posizioni. A Roma c’è stata una forte coalizione delle posizioni contro il candidato Michetti e la Destra nazionale.”

Gabriella Cerami Politics reporter

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