Le sfide e i limiti di Sala visti da sinistra con obiettività

Milano

…I vincitori delle elezioni farebbero bene a chiudere rapidamente con i festeggiamenti, concentrandosi sui  maggiori nodi politici ed amministrativi che già oggi occupano l’orizzonte.

E “Trapela un sentimento diffuso di presa di distanza, di disincanto nella migliore delle ipotesi, ma che in diverse sue componenti si tinge di rabbia, disperazione e livore. Un sentimento che oggi rifugge dalla espressione elettorale e dalla rappresentanza politica, ma non per questo non esiste. Un sentimento di distacco profondo dalle istituzioni, dalla casa comune, che si muove disordinatamente, dopo aver provato senza successo la strada dei populismi a 5 stelle ma non solo”

Cosa si propone Sala’ “Di nuovo Beppe Sala cerca di anticipare tutti, muovendosi con un blitz verso Roma, dove la visita alle sette chiese, dice lui, dovrebbe accelerare le decisioni sulla quota del PNRR che tocca a Milano. E di nuovo, il suo attivismo, che un po’ ricorda il primo Renzi Presidente che per qualche settimana fissava le riunioni del Consiglio dei Ministri nelle prime ore del mattino, appare afflitto dalla sindrome del “faso tuto mi”, da un approccio che tanto più si vorrebbe energico quanto meno impaniato dalla condivisione con il resto della compagine istituzionale che pure rappresenta e da cui trae larga parte della sua forza politica…Questo modo di procedere non solo appare poco rispettoso della rappresentanza popolare che pure avrebbe titolo per dire, ma prima di tutto non sembra corrispondere alle esigenze di deliberazione allargata con le altre entità cittadine che, dalle Univesità alle forze sociali, dai Municipi alle associazioni imprenditoriali e non, sono titolari di specifici interessi, la cui sintesi finale certo tocca al Sindaco, ma che dovrebbero pure trovare adeguati ambiti di espressione e mediazione. Di tutto questo nulla si sa, e se anche qualcosa si fa, nulla avviene se non nelle segrete stanze. Questo modo di procedere, tanto estremo da essere classificato da Luca Beltrami Gadola nella categoria politica del “bonapartismo”, urta anche sensibilità ed aspettative delle forze politiche che pure sostengono il Sindaco, e che pure tanto consenso hanno raccolto. Così avviene che l’Assessorato al’Urbanistica, decisivo nella conduzione della politica comunale, diviene il terreno di confronto, sordo ma stridente, tra Beppe Sala e PD….È pur vero però che questo voto popolare, pur minoritario, sembra aver condiviso è certificato il progetto di Milano proposto da Sala e dal PD, assecondando una visione che vede la metropoli “ripartire” nel segno della città Smart, dove la cifra della vivibilità ambientale e culturale è contrassegno emozionale essenziale del marketing globale, sul fronte degli eventi e degli investimenti immobiliari…..Qui viene in rilievo l’altro grave limite dell’azione di governo della passata amministrazione comunale, senza che la nuova dia per ora segnali diversi. Il governo del territorio metropolitano giace privo di risorse e funzioni, assolvendo per ora solo a luogo di incarichi politici consolatori. Eppure qui sta larga parte del presente e del futuro di Milano, se si intendono effettivamente governare i flussi della mobilità, del capitale umano, dell’ambiente.  Una innovazione che dovrebbe trovare nello sviluppo della capacità di governo dei Municipi.
Visione della città, investimenti sociali, riforma istituzionale, governo dei processi su scala metropolitana. Queste le sfide maggiori che il voto ha affidato al Sindaco ed al suo azionista di riferimento, sfide che, ancor prima di trovare attivismo dimostrativo, vanno comprese. Pena la perdita di orizzonti, lo sfarinamento sociale e qualche, brutta, sorpresa politica.

Giuseppe Ucciero (Arcipelago)

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