Forse, dopo tanti anni di scuola e di vita vissuta, ancora non mi è chiaro il significato di inclusione. O, forse, adesso il concetto ha una valenza diversa da città a città e cioè inclusione a Milano significa “includere” migranti e rom a titolo puramente verbale, lasciando poi gli interessati allo sbando, tollerando comportamenti illeciti, non riscuotendo affitti ove è pattuito, permettendo degrado e abbandono. Nel senso che sono “inclusi”, ma fuori dalla convivenza civile, perché chi appartiene di diritto alla comunità milanese e intendo i poveri, i senza dimora, gli anziani in difficoltà non vengono “inclusi” in un progetto di rifondazione sociale.
Per dire che anche da Sindaco rieletto, Sala e la giunta hanno approvato la “delibera che stanzia 2 milioni e 850mila euro per la coprogettazione e realizzazione di percorsi di accoglienza e inclusione nella legalità, nel periodo tra gennaio 2022 e dicembre 2023“. E l’intenzione si ripete da 5 anni senza risultati degni di nota. Dove è finita quella paccata di soldi? Domanda legittima per il milanese del quotidiano. Dove finiranno i contributi deliberati? Mistero, ma l’esperienza di 5 anni non dà molte speranze.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano