No, dottor Feltri, l’ironia non appartiene alla sacralità dell’aula del Consiglio Comunale. Ma Lei credeva veramente che un’osservazione umana, un dialogo sul quotidiano, potesse essere percepito? Eppure dice di avere uno stato d’animo positivo e propositivo, ma dovrebbe essere stato avvertito che dei pareri di un oppositore non importa a nessuno e che nel momento di massima democrazia, si ratifica il volere del Capo, cioè del Sindaco Sala.
“Sono contento di esordire in quest’aula che per fortuna non è né sorda né grigia, ma è un po’ fredda, tant’è che mi presento con il cappotto. Mi auguro che anche qui prima o poi arrivi il surriscaldamento del pianeta. Perché qui fa un po’ freddino”. Ed è subito ripreso dal presidente del consiglio comunale Elena Buscemi, chiedendogli di indossare la mascherina che non copriva bocca e naso. “Sembra un carcere più che un’aula sorda e grigia. Comunque non è un problema. Cercherò di respirare lo stesso” Così Vittorio Feltri, consigliere di FdI, nel suo primo intervento, nella parte della seduta riservata agli interventi liberi.
E però, che risata quando definì nella prima seduta del Consiglio la dichiarazione di antifascismo da firmare “una buffonata del Signorino Sala”, perché oggi è davvero un’ottusa buffonata. E quel documento venne ritirato. A quando una dichiarazione contro i totalitarismi tutti? Chiedeva l’opposizione, ma il merito di mettere in soffitta la “buffonata” è indubbiamente merito del suo no deciso e motivato a firme pretestuose e inutili. Non avendo peli sulla lingua, intuizione ed esperienza di vita da vendere, si spera che la sua indipendenza di pensiero ci comunichi la surreale atmosfera di quell’aula, fredda e grigia in tutti i sensi.
Una lettrice liberale
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