Il long Covid della politica

Attualità

Una delle conseguenze più diffuse e, ahimé, invalidanti della pandemia è il long Covid. Una sindrome ricca di sintomi che impone cambiamenti pesanti alla propria vita. Ecco, pare che anche la politica ne sia vittima, con uno sconvolgimento di idee e posizioni restate ferme anche per otto decenni. Ed è un fenomeno affascinante.

I libertari di estrema destra

Fino a due anni fa la destra sociale era per uno stato etico, che organizzasse una società vittima dell’individualismo e preda del mercato. Oggi li trovate in piazza a urlare contro lo Stato che opprime le libertà essenziali dell’individuo. Ma peggio. Nella destra più a destra della destra, il concetto di discriminazione non era precisamente deprecato in sé. Adesso, invece, proibitogli di andare al bar, vediamo una serie di rivendicazioni che renderebbero orgoglioso Martin Luther King. Qui non si sta parlando di personaggi da operetta come quel che resta del vertice di Forza Nuova. Ma di gente seria che improvvisamente ha scoperto che, forse, le libertà non le garantisce lo Stato e che esse gli preesistono. Da liberale conservatore non me ne lamento certo, sia chiaro. Spiace solo il tempismo non sia dei migliori.

Il ferro di cavallo

Poi abbiamo Freccero e Cacciari in piazza con le stesse identiche motivazioni di Forza Nuova. E, per quanto certamente la condanna ai fascisti sia vera e radicata in loro, il grosso di chi li segue avrebbe dei grossi problemi a dissociarsi davvero l’assalto alla CGIL. Il partito No Vax, che ha nei sondaggi il 5%, manderebbe in tv il fiore dell’Intellighenzia sinistra, prendendo i voti da gente che sogna qualche soluzione più drastica. È la rottura del muro di cristallo, quello che ha diviso persone che in realtà insieme ci stavano benissimo. Inoltre ha preso dei teorici della complessità e li ha portati a vivere di slogan. Slogan che suonano sempre meno sinistri e sempre più vicini a sensibilità della parte opposta.

Liberali per Meloni

Dopo essere riusciti ad assistere al crollo della Lega, gli entusiasti del Capitano hanno trovato un nuovo idolo liberalissimo. Non ho molto da dire, di sicuro un po’ mi dispiace. Mi dispiace per Giorgia Meloni, intendo. Finora nessuno è mai stato così forte da sconfiggere l’aura dei liberali italiani, soprattutto quelli dell’Ufficio Patenti di Liberalismo. Gente che la sfortuna evita accuratamente per non prendersi il malocchio. Ecco, questa gente si ritrova in piazza con Forza Nuova e i Centri Sociali ed è felicissima di starci. Verrebbe da dire che era il proprio posto pure prima, ma non insisterò sul punto.

Il mondo alla rovescia della politica migratoria australiana

Ma ve li ricordate i post di apprezzamento di un certo mondo sulla severità Australiana in tema di politiche migratorie? Non sentite una fortissima nostalgia? Ecco, gli stessi, oggi danno dei fascisti (sic) agli australiani che stanno applicando le medesime norme al loro nuovo idolo, Novak Djokovic, beccato a mentire sul suo stato vaccinale. Ed improvvisamente il PD esulta per il rigore di cui la destra si indigna. È un mondo bellissimo, in cui gli schieramenti opposti dimostrano una grande verità: siamo sempre il paese del tifo come misura dell’assoluto. Non importano i fatti, importano solo i protagonisti.

In tutto questo c’è un solo partito che ha mantenuto una linea coerente sul tema. Ed è la tanto bistrattata Forza Italia, che ha sempre sostenuto che non si può uccidere un paese per idee astratte, perché contano solo le soluzioni concrete che salvano economia e comunità. Lo dicevamo sui lockdown folli di Speranza e Conte, lo diciamo oggi a chi si oppone all’unico strumento che tiene gli ospedali liberi, cioè il vaccino. Questo è, alla fine della fiera, il liberalismo di matrice conservatrice. Il resto è solo circo, uso di parole di cui non si vive il significato profondo, e long covid della politica. In cui nemici di sempre si trovano nelle stesse piazze a urlare i medesimi slogan. Slogan di cui il virus, a tutta evidenza, pare fregarsene altamente.

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