Se n’è discusso al Parlamento Europeo.
A inizi Gennaio, il sito d’informazione Citizen News ha chiuso i battenti, comunicando la cessazione di tutte le attività, a causa delle preoccupazioni per la sicurezza dei propri lavoratori e del deterioramento della libertà di stampa nel paese.
Citizen News, che esisteva dal 2017, è il terzo sito indipendente d’informazione a chiudere a Hong Kong; dopo gli arresti di alcuni suoi lavoratori, aveva chiuso anche il sito indipendente Stand News, e prima ancora Apple Daily, il principale quotidiano di opposizione di Hong Kong.
Da quando la Cina ha approvato la controversa legge sulla sicurezza nazionale, che le ha permesso di avere un maggiore controllo sul territorio di Hong Kong, ci sono state centinaia di arresti, e sono state progressivamente soppresse diverse libertà politiche e civili, tra cui quella di stampa e d’espressione.
Tutti sappiamo che Hong Kong era una colonia britannica, ma quel controllo è terminato nel 1997, quando alla Cina ne è stata data la supervisione.
Hong Kong aveva sempre avuto un sistema politico diverso dalla Cina Continentale, potendo contare su una certa “indipendenza”; infatti, la magistratura del paese funzionava – ora non sono certa che sia ancora esattamente così – secondo il modello britannico di ordinamento giuridico del Common law, ossia la “Hong Kong Basic Law”, un documento che stabiliva che H. K. potesse godere di un alto grado di autonomia in tutti gli aspetti, tranne che nelle relazioni estere, e nella difesa militare.
Perchè Hong Kong è così strategica per la Cina?
Perchè in campo ci sono gli equilibri economici di Oriente e Occidente: la posta in gioco per Pechino va ben oltre il destino dell’ex colonia inglese. L’obiettivo della Cina è che il “modello Hong Kong” possa in futuro applicarsi all’unificazione tra la Cina continentale e Taiwan: Pechino vorrebbe arrivare al controllo dell’isola di Taiwan nel 2049, anno del centenario della Repubblica popolare cinese.
Primo fornitore di armi, nonchè secondo partner commerciale di Taiwan, Washington ha già rafforzato da tempo i suoi rapporti con l’amministrazione della presidente in carica Tsai Ing-wen, che è detestata da Pechino; questa la sua dichiarazione dello scorso Ottobre:
“Continueremo a rafforzare le nostre difese per garantire che nessuno possa costringerci ad accettare il percorso stabilito dalla Cina che non offre né libertà né democrazia”.
Ma non solo: in gioco con Hong Kong e Taiwan c’è il controllo cinese dei mari meridionali, da Taiwan fino a Singapore.
Dal punto di vista strategico è la posta più alta che mette la Cina in rotta di collisione con il Giappone, gli Usa, la Russia, la Corea del Sud: buona parte del commercio marittimo mondiale transita su questa rotta, che è anche vitale per i rifornimenti di gas e petrolio.
Hong Kong, già da sola, oggi è fondamentale: un nodo strategico lungo le rotte commerciali dell’Asia, con uno status politico ed economico che le ha consentito di diventare nel tempo un centro finanziario globale.
Ma è ancora più importante per i riflessi geopolitici, perché intorno all’ex colonia britannica girano interessi strategici di enorme portata tra Oriente a Occidente.
Ecco perché non si possono ignorare gli eventi che stanno accadendo a Hong Kong da un po’ di tempo, e questo è anche il motivo, suppongo, dell’interesse del Parlamento Europeo.
La Cina, a mio avviso, è destinata ad avere sempre più controllo a livello globale.
Se l’Europa facesse “gioco di squadra” con gli Stati Uniti e la Russia ciò (forse) non avverrebbe; e non dimentichiamoci della presenza massiccia dell’economia cinese in Africa, che nemmeno il Covid-19 è riuscita a fermare: scavalcati gli Stati Uniti già nel 2009, la Cina si è mantenuta da allora il primo partner commerciale.
Io non sono pro USA tout-court, sia chiaro, ma sono fermamente contro l’egemonia di qualsiasi regime politico che possa minare i diritti fondamentali di ogni uomo libero.
– Loredana Felici –
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