islamofascismo
Una gran parte del mondo oggi gioisce apertamente dell’Olocausto, divora il Mein Kampf ed i Protocolli dei Savi di Sion. Lo fa solo in parte per le vicende coeve dell’avvento del Male assoluto; soprattutto per quelle successive quando le ennesime diaspore ebraiche, dopo essersi rivolte all’America, si spostarono massicciamente dall’Europa occidentale, dall’Africa ed infine dall’Eurasia verso le terre arabe, con un cipiglio di forza, anche militare, insolita nella precedente storia ebrea. 1,8 miliardi di musulmani, il 23% della popolazione mondiale, fa dell’islam la seconda religione del mondo. Solo il 12% dei musulmani del mondo è arabo e la maggior parte degli araboamericani è cristiana. Una gran parte dell’insieme dei fedeli di Maometto e dei paesi da loro abitati a maggioranza, trattiene in sé un gran odio per l’esistenza di Israele (che il primo paese scita al mondo ha definito intollerabile) e gli ebrei, nonché per i loro alleati; e conseguentemente sogna la realizzazione totale della soluzione finale nazista che malgrado l’impegno, riuscì solo a metà. Nel 2013 Zaher sull’Al-Hayat Al-Jadida, organo ufficiale della Autorità Nazionale Palestinese (ANP) scriveva in arabo Churchill e Roosevelt erano alcolizzati e nella loro giovinezza sono stati interrogati più di una volta per aver dato origine a risse nei bar, mentre Hitler odiava l’alcol e non era dipendente da esso. Aveva l’abitudine di andare a dormire e svegliarsi presto, ed era molto ben organizzato. Questi fatti sono stati capovolti dagli occidentali e Satana è stato vestito con le ali degli angeli mentre l’angelo è stato trasformato in Satana. Se Hitler avesse vinto l’appartenenza al nazismo sarebbe stata un onore per il quale la gente sarebbe in competizione pur di appartenervi e non una vergogna punita dalla legge.
Molte comunità islamiche europee plaudirono alle parole dell’editorialista arabo. Viene in mente il film nazista Ohm Krüger zio Krüger l’eroe dei boeri ’41 di Steinhoff, racconto della resistenza del presidente oriundo prussiano della Repubblica del Transvaal contro gli inglesi in Sudafrica. Il film dipingeva Churchill come aguzzino in un campo di concentramento e la regina Vittoria come un’ubriacona. Costato 5,5 milioni di marchi con l’impiego di 4mila cavalli, 200 buoi,180 carri e 34mila soldati ebbe un enorme successo, anche per la qualità esibita in Germania, in tempo di guerra; insignito del titolo Film der Nation e della Coppa Mussolini a Venezia, venne ritirato nel ’45 per non mostrare la deportazione dei boeri nei campi di concentramento inglesi. Tutt’oggi censurato dagli alleati e proibito in Germania. Girato a Tripoli Aufruhr in Damaskus Uproar in Damascus ’39 di Ucicky sul reparto tedesco contro la rivolta araba di Lawrence d’Arabia. In Anschlag auf BakuAttack on Baku ‘42 di Kirchhoff di scena attentati inglesi a Baku. Altri film nazisti nostalgici delle colonie di Selpin Die Reiter von Deutsch Ostafrika, i cavalieri dell’Africa Orientale tedesca ’34, Alarm in Peking ‘37, difesa internazionale di Tientsin dai Boxers. Deutsches Land in Afrika Zwei Frauen ’39 e Carl Peters ’41, colonizzatore tedesco
judenfrei
Molti analisti credono che l’esaltazione per il nazismo sia ben radicata anche nelle comunità musulmane in Europa. In genere molti arabi scrivono solo nella loro lingua del modello Hitler. I palestinesi onorano ufficialmente Hitler come un angelo (il partito Hamas mescola nello statuto testi da Mein Kampf, Protocolli, Islam radicale e nazionalismo; ed i suoi militanti come gli jihadisti talvolta fanno il saluto nazista) forse per la promessa fallita ad El-Alamein di rendere Judenfrei la terra promessa. In Europa i musulmani alludono positivamente alla soluzione finale che può significare anche solo l‘eliminazione delle fedi religiose a parte l’islamica. Il retaggio storico che va dal Muftì al-Husseini a suo nipote Arafat alle divisioni musulmane SS 21Waffen-Gebirgs-Division Skanderbeg albanese e Handschar Scimitarra bosniaca, ricorda l’alleanza tra molti leader islamici ed il nazismo. In America Farrakhan, leader della afroamericana Nation of Islam definiva Hitler un uomo molto grande; ed il leader storico musulmano Muhammad era alleato, come antisemita e separatista, dei Nazisti Usa in funzione separatista. Certamente non tutti gli islamici sono nazisti, ma sono assai parche le dichiarazioni democratiche che lo ribadiscano. Il giornalista antislamista Hitchens ha introdotto il termine Islamofascismo, definito come controverso termine che equipara i movimenti islamici con i movimenti fascisti europei dell’inizio del XX secolo (New Oxford American Dictionary). Chi scrive di islamofascismo, nazislamismo o fascismo dal volto islamico accosta, per autoritarismo, antisemitismo ed antisraelismo, alcuni movimenti islamici ed quelli neofascisti contemporanei. Altri, in Occidente ma anche in Turchia, credono che sia un paragone improprio.
Difficile con Payne trovare un legame tra l’ipernazionalismo rivoluzionario tra le due guerre ed il transnazionalismo teocratico che vuole la restaurazione di un impero religioso. Il nazista von Leers fuggito nell’Egitto di Nasser, diventò Amin, un’altra persona per un’altra storia. D’altronde, fino al crollo dell’Unione
Sovietica, il mondo islamico più aggressivo, con le medesime velleità odierne dei califfati, si appoggiava all’ideologia comunista dell’alleato sovietico. L’islamofascismo sarebbe dunque uno scorporo dai libretti verdi del socialismo arabo e dal terzomondismo, piattaforme teoriche e politiche della decolonizzazione. L’islamofascismo, di cui hanno scritto i neoconservatori e la Fallaci (definendo l’islamismo di bin Laden, un nuovo nazismo) potrebbe scaturire non solo dall’evoluzione musulmana ma soprattutto dal profondo iato esistente tra europei ed i 26 milioni di islamici residenti in Europa (44 in Eurasia) sull’idea di società, di comportamenti, rapporti sessuali e familiari.
soumision
I musulmani però non si pronunciano; come in un negativo di stampa, ne trattano gli occidentali.
Sottomissione 2004 di van Gogh e Ali a riguardo ebbe conseguenze gravissime portando alla morte dell’olandese. Il film racconta la storia di quattro donne insultate in vari modi in nome del Corano, dallo schiaffo all’insulto allo stupro. Il documentario inglese La Moschea segreta 2007 svela prediche, omelie e discorsi di 6 centri musulmani, dove si dichiara che o deve crocifiggerlo. lasciato a sanguinare alla morte per tre giorni; Allah ha creato la donna, anche se ottiene PhD, deficiente. Il suo intelletto è incompleto, deficiente. Può star soffrendo di ormoni che la faranno emotivo. Vuole due testimoni di una donna per uguagliare a un testimone dell’uomo; l’eroe islamico è quel che ha separato la sua testa dalle sue spalle (di un soldato inglese); il Profeta Maometto praticamente ha abbozzato le regole riguardo a matrimonio prima di pubertà. Con la sua pratica, ha chiarificato quello che è permissibile, e proprio per questo non dobbiamo avere problemi su un uomo più anziano che sposa una donna più giovane, su che guarda giù questa società oggi, ma sappiamo che il Profeta Maometto l’ha esercitato, non è stato l’abuso o lo sfruttamento, è stato il matrimonio; Deve bombardare gli affari indiani, e quanto agli ebrei li uccide fisicamente; combatterà nella causa di Allah. Incoraggio tutto di Lei essere da loro, cominciare a coltivarci per il tempo che velocemente si avvicina dove i tavoli stanno per girare e i musulmani stanno per essere nella posizione di essere il più forti, e quando questo avviene, la gente non sarà uccisa ingiustamente; È in una situazione in cui deve vivere come uno stato dentro uno stato, finché non prende il controllo; Dall’età di dieci, diventa un obbligo su noi di costringerla a portare hijab, e se non porta hijab, la colpiamo; Mandano la polizia, e dicono, bene, se non viene per preghiera, chiude il Suo negozio, La arresteremo, Ma se non fa, allora dobbiamo portare la punizione su Lei, sarà ucciso, e nessuno pregherà di Lei; gli omosessuali devono esser uccisi lanciandoli da un precipizio dalla montagna; In conseguenza del film vennero avviate indagini e condanne.
fitna
Fitna (in arabo, calvario; nel Corano indica il rischio di ritorno al politeismo) 2008 è un cortometraggio olandese del deputato di destra Wilders. L’inizio ripropone le vignette su Maometto (di Jyllands-Posten Muhammad) che tanto avevano urtato i musulmani (Maometto ha una bomba dentro il turbante); poi fino al decimo minuto seguono citazioni dal Corano (8:60, 4:56, 47: 4, 4:89, 8:39), accostate a immagini del terrorismo (cadaveri, sangue, salti dalla finestra dell’11settembre 2001, Madrid 2004, Londra 2005, l’omicidio di van Gogh assieme a fotogrammi del leader iraniano Ahmadinejad, una bambina musulmana ripete quanto sentito su Tv Iqraa gli ebrei sono scimmie e porci, Allah ha detto così; mentre un Iman, gli ebrei sono ebrei. Sono questi che devono esser macellati e uccisi. Nella seconda parte frammenti di film, cinegiornali e articoli relativi all’influenza islamica in Olanda. L’invito finale è di strappare i testi odiosi dal Corano al suono di fogli strappati. Nel finale in un testo la lotta contro l’Islam viene equiparata a quella contro nazismo e comunismo.
Le reazioni islamiche furono compatte e globali, dall’organizzazione Hizb ut-Tahrir ai talebani dalla Lega euroaraba ai governi iraniano e pakistano fino a Calcutta da dove arrivarono proteste, boicotaggi, petizioni, volantini, annunci di controfilm contro la diffamazione; una causa intentata dalla Giordania e minacce di attacco ai soldati olandesi in Afghanistan. Il premier olandese Balkenende parlò di grave situazione di crisi. Il film però produsse anche un dibattito; in risposta a Fitna, la lega euroaraba produsse Al Mouftinoun 2008 in inglese e arabo; un blogger islamico creò la clip Scisma 2008 e l’iraniano Karimi produsse Al di là di Fitna 2008, risposta a sentimenti antiislamici sempre crescenti in Occidente.
jihad
Il discorso occidentale toccò l’apice di provocazione ne L’innocenza dei musulmani (Innocence of Bn Laden) 2012 dell’americoegiziano Nakoula poi noto come Basseley Youssef. L’opera mette in scena scene di sesso di Maometto, omosessuale e pedofilo. L’Afghanistan lo censurò tanto da urlare le proteste fino alla morte di un ambasciatore Usa in Libia ed a centinaia di feriti in attacchi probabilmente già pianificati. Due film avevano però già provocato sangue e morte. Il soliloquio musulmano non voleva parlare, né essere oggetto di descrizioni ed opinioni. Il documentario Recruiting for Jihad 2017 del giornalista musulmano Farooq e del regista norvegese Rolfsen tratta dell’amico di Farooq, Hussain, norvegese di origini pakistane che vuole islamizzare il paese. Tra 2014 e 2015, il film segue a Oslo la comunità islamica del guru Ubaydullah, il cui carisma convince alcuni adepti ad arruolarsi nel Daesh in Siria. Il maestro è fiducioso di riuscire a dare l’immagine corretta dell’Islam ma intanto scorrono le immagini degli attentati di Parigi del 2015. I servizi norvegesi sequestrarono tutto il materiale girato nelle indagini su Ubaydullah, condannato a 9 anni di prigione; poi il tribunale di Oslo lo restituì ai due registi ed il documentario uscì nel 2017. Il guru musulmano è un prisma contradditorio di idee, Sono musulmano, non sono norvegese, Sono nato e cresciuto qui, faccio parte di questa società, Tutti hanno il diritto di professare il loro credo, l’Islam è l’unica vera religione e non potrà mai essere superata e Vorrei che la legge islamica si imponesse ovunque nel mondo, Non voglio imporre la mia ideologia a nessuno e l’ultimissima nel finale, Io vorrei la pace nel mondo, ma non si potrà averla fino a quando lo stato islamico non prevarrà. Per converso, la rappresentazione dei musulmani, fin dai tempi delle Crociate è quella di barbari che tagliano le mani o l’orecchio anche solo per il furto di cibo per un bambino affamato; di sceicchi, terroristi, bruti, misogini arretrati, antiamericani, sempre legati nelle pubblicità, Tv e film (Arabian Nights ’42, Ali Babà ed i 40 ladroni ’44, Aladdin ‘92, Aladdin 2019) a cammelli, danzatrici del ventre e deserto; scordando che la metà degli araboamericani è statunitense, nata negli Usa (censimento 2000) e che moltissimi arabi in Medio Oriente sono cristiani.
palestinese
La cinematografia musulmana ha un punto fermo nella questione ebraico palestinese (Kafr Kassem ’73 del libanese Alaouié sul massacro israeliano di 48 persone cui Peres chiese scusa nell’87; Il sogno ’81, oltre 400 interviste sul massacro di Sabra e Chatila; Les dupesGli ingannati ’72 di Saleh su tre generazioni differenti della diaspora dei palestinesi cacciati con le armi dalle loro case dagli israeliani nel ’48. Altro tema centrale, il sottosviluppo (La Volontà ’39 dell’egiziano Salim; Venerdì sera ’41 e Morti tra i vivi ’60del nasseriano Seif; Gare Centrale ’58 dell’egiziano Chahine; Le péché ’65 dell’egiziano Barakat, sulla violenza sulle donne; Omar Gatlato ’76 dell’algerino Allouache sui vitelloni; Les rêves de la ville ‘83del siriano Malas, sull’emigrazione interna). Un unicum, sostenuto da Rossellini, è stata La mummia ’70 dell’egiziano Salam sulle radici pre-islamiche faraoniche dopo la scoperta della Valle dei Re il cui acme non è stato raggiunto da Le armi del sole ‘74; Il trono dorato di Tutankhamen ‘82; Le piramidi e il periodo precedente ‘84 e Dopo Ramses II ‘86.
a ondate
Per il resto è molto influenzata dalle ondate politiche; ora contro i militari egiziani del deposto, dopo 29 anni, Mubarak (Un ultimo film, Omicidio al Cairo, il documentario Crop censura sugli eventi di piazza Tahrir o piazza della liberazione, The Yacoubian building 2006, Heya fawdacaos 2007, Aquarium 2008, 18 days2011, dieci registi, sulla fine di Mubarak; Dopo la battaglia 2012 di Nasrallah;, The square 2013); ora contro il siriano Assad (Last men in Aleppo e The cave documentari del regista Fayyad; Alla mia piccola Sama, bombardamenti sull’ospedale di Aleppo; Un attore nella tragedia siriana di Farah; ora contro i Fratelli musulmani (Tickling giants di Youssef che conduceva il programma satirico tv El Barnameg; la commedia Clash 2016 sulle manifestazioni 2013 dopo la caduta dei Fratelli). Karama has no walls è il primo film prodotto in Yemen, da decenni, sulla rivoluzione del 2011, cui segue 10 days before the Wedding 2017 sui bombardamenti sauditi sullo Yemen.
Il mauritano Sissako racconta in Timbuctu 2014 la guerra al fondamentalismo islamista in Mali. L’Occidente capisce bene il bisessuale, Chahine, premio alla carriera a Cannes ’97, che descrisse ambiguamente Giuseppe, figlio di Giacobbe, l’omosessualità tra un britannico e un egiziano e trattò dell’oppressione religiosa di Averroè (L’emigrante ’94). Condannato dall’autorità religiosa sunnita in Egitto, dopo aver appoggiato il trattato di pace con Israele, ha subito un attentato nel ’94
quenelle
C’è finalmente un musulmano che parla francamente; anzi fin troppo; lo fa un comico di origine bretone e camerunense, parigino delle banlieu che recupera tutto il terreno perduto. Irrompe il comico nero Dieudonné a definire le celebrazioni della Shoah pornografia della memoria, il sionismo l’Aids del giudaismo ed il Consiglio delle istituzioni ebraiche una comunità piagnucolosa. Nei suoi show, alla sala concerto Zenith, una delle più grandi di Parigi fa ridere più di cinquemila persone vestito come una caricatura degli ebrei ortodossi, mentre fa una sorta di saluto romano detto quenelle (mimo del fisting) ed esclama l’Asse americozionista, l’unica che offra felicità e l’unica che ti dia speranza di vivere un poco più a lungo…la commedia, un’arma efficace quando parliamo di critica dell’Olocausto.
Canta la canzone Shoananas, mix tra Olocausto e ananas per introdurre l’omonimo film che ridicolizzerà la Shoah, lamenta che un noto giornalista ebreo non sia finito nelle camere a gas, poi chiude con un sonoro Isra-heil. Di sinistra, poi di destra, ha presentato la Lista Antisionista per un’Europa Liberata, alle elezioni europee 2009 assieme all’ex comunista Soral e la verde Skandrani, con slogan come aver strappato dal libro di storia di mia figlia le pagine sull’Olocausto oppure con la bandiera israeliana mi ci pulisco il culo. Nel cast del successo Asterix e Obelix 2005, al culmine della popolarità per i comizi in prima serata tv, Dieudonné, peraltro proprietario del Théâtre de la Main d’Or, è stato la voce osannata di parte della Francia musulmana come il popolare comico islamico Debbouze. Ha raggiunto l’acme in un viaggio in Persia in cui ha partecipato, a fianco del leader iraniano Ahmadinejad ed altri fondamentalisti islamici, Shamaqdari e Gouasmi, alla seconda conferenza internazionale Hollywoodismo durante il XXX festival del film iraniano.
antisémite
Qui è stato proposto un cartello culturale contro lo strumento più potente del sionismo, Hollywood che diffonde falsa propaganda e totale mancanza di umanità. Così una società iraniana ha prodotto il cortometraggio L’Antisémite (Yahod Setiz) 2012 di Dieudonné M’Bala M’Bala. Nell’opera il comico è il protagonista, alcolizzato, violento e antisemita, che per un ballo in maschera si traveste da ufficiale nazista di colore, la cui moglie gli fa promettere in punto di morte di farsi curare, spingendolo così sul lettino di uno psicanalista ebreo dove gli appare la Shoah come una santa. Nel film compare lo storico Faurisson, negazionista di Auschwitz, interprete di se stesso. Vietato dai tribunali nelle sale e sul web, per la denuncia della Lega contro il razzismo e l’antisemitismo, Dieudonné ha rilanciato con un secondo film Holocaust Pineapple 2015 trasmesso dal canale Tv di stato iraniano e che circola solo in dvd. Il più infernale progetto politico di tutti i tempi rappresenta la vita di Gesù dal punto di vista musulmano; qui Gesù scampa alla morte e al suo posto sulla croce ci finisce Giuda. L’ebreo traditore. Cristo era interpretato da un attore persiano, ex dipendente dell’Agenzia atomica iraniana. Arrestato 38 volte e spesso condannato, il Malcolm X francese e via via scomparso con l’ondata antisemita che nel 2011 aveva scatenato 389 attacchi antisemiti. Resta l’immagine del trailer in uniforme nazista, Gli ebrei controllano tutto, media finanza e politica. Non abbiamo scelta. Dobbiamo sterminarli. C’è poco da ridere per e con Dieudonné.
Studi tra Bologna, Firenze e Mosca. Già attore negli ’80, giornalista dal 1990, blogger dal 2005. Consulente UE dal 1997. Sindacalista della comunicazione, già membro della commissione sociale Ces e del tavolo Cultura Digitale dell’Agid. Creatore della newsletter Contratt@innovazione dal 2010. Direttore di varie testate cartacee e on line politiche e sindacali. Ha scritto Former Russians (in russo), Letture Nansen di San Pietroburgo 2008, Dal telelavoro al Lavoro mobile, Uil 2011, Digital RenzAkt, Leolibri 2016, Renzaurazione 2018, Smartati, Goware 2020,Covid e angoscia, Solfanelli 2021.