Il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile di Milano, approvato dal consiglio comunale alla fine del 2018, contiene le strategie e le linee guida sul futuro della mobilità nel capoluogo lombardo. Quali prospettive si troveranno fronteggiare i cittadini nei prossimi anni? Quale sarà il ruolo delle quattro ruote nella Milano del futuro? “Partiamo dal presupposto che è necessario contenere per quanto possibile la mobilità privata”, spiega Arianna Censi, assessore alla Mobilità della seconda amministrazione guidata da Beppe Sala. “Siamo ancora a circa un’auto di proprietà ogni due abitanti di Milano, troppo per permettere una mobilità snella e sostenibile della nostra città”. Condivisibili o no, questi sono gli obiettivi di Palazzo Marino. Almeno per ora.
Assessore, si dibatte molto in questi mesi sul fatto che governi e amministrazioni debbano mantenere un approccio il più possibile neutro rispetto alle tecnologie introdotte per il contenimento delle emissioni. Il vostro obiettivo rimane comunque quello di portare, nel breve, alla completa sostituzione del parco auto con mezzi a propulsione elettrica nel tessuto urbano?
Il tema della mobilità elettrica è solo una parte del discorso, che necessita di uno sguardo d’insieme. Bisogna disincentivare l’uso dell’auto privata attraverso una serie di servizi. Qualche settimana fa abbiamo candidato il Comune di Milano nel progetto Maas, cioè la costruzione di una piattaforma per cittadini e imprese che mette insieme tutti gli interlocutori, con un sistema che permette di avere il percorso più semplice, meno costoso, più veloce. Bisogna sommare esigenze individuali e collettive. Nel 2000 c’erano quasi 60 auto ogni 100 abitanti. Nel 2020 il dato è sceso a 50, ancora troppe per poter immaginare la città da 15 minuti ipotizzata all’inizio della pandemia e che rimane un’idea ancora al centro del dibattito.
Come pensate di intervenire, per arrivare ad una città meno congestionata e che allo stesso tempo non penalizzi l’automobilista?
La questione è sistemica e infrastrutturale. Non possiamo pensare a una transizione elettrica senza che vi siano le infrastrutture adeguate e senza pensare ad un sistema integrato della mobilità, in cui l’automobilista possa lasciare l’auto alle porte della città e avere a disposizione una rete integrata di mezzi, fra mezzi pubblici, micromobilità e veicoli elettrici a noleggio. Senza che vi sia, per esempio, un hub intermodale per le auto elettriche, che devono poter beneficiare di una buona disponibilità di punti di ricarica.
Veniamo al nodo della questione: i punti di ricarica. Qual è lo stato dell’arte a Milano?
Siamo passati da 29 colonnine e 58 punti di ricarica nel 2016 a 143 colonnine e 286 punti di ricarica nel 2021. A questi si aggiungono 314 punti di ricarica dedicati ai quadricicli (sono prese che vanno bene solo per questi veicoli e non per le auto), parte dei quali sarà riconvertita nel 2022. Poi ci sono già 81 colonnine per autoveicoli autorizzate nel 2021 in Conferenza dei Servizi e che saranno realizzate nel 2022. Il trend è in costante crescita, anche perché il tema dell’elettrico è, comunque, dominante ed è una transizione coerente con quello che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ci sta chiedendo e cui stiamo cercando di rispondere con il Piano Aria Clima, in discussione in questi giorni.
Sul tema viabilità, un altro punto di discussione riguarda l’allargamento delle zone a 30 all’ora. Quale è la motivazione che ha spinto a ridurre i limiti di velocità?
In verità, molte critiche sono legate a un limite di velocità ritenuto eccessivo, quando di fatto noi parliamo di alzare la velocità a 30 all’ora, dato che la velocità media di Milano è 12 chilometri orari, piuttosto che abbassarla dai 50. A una velocità più bassa i fattori inquinanti, non solo legati alla combustione dei motori, sono comunque più bassi. Si tratta di rendere più fluido e continuo il traffico. Da questo punto di vista, il Comune è dalla parte dei cittadini, ma anche delle imprese, che vogliamo sostenere nello sperimentare nuove forme di mobilità.
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Leggo ”noi parliamo di alzare la velocità a 30 all’ora, dato che la velocità media di Milano è 12 chilometri orari,” Cioè renderanno più fluido il traffico nelle ore di punta costruendo più strade ed allargando le careggiate o eliminando per regolamento metà delle auto dei residenti?? Ci spieghi assessora perchè non capiamo bene.
MA ci prendono per il culo?
Cosa collega il numero di auto possedute con le auto che circolano all’interno del territorio urbano?
Possesso e circolazione sono elementi del tutto distinti.
La grande maggioranza dell’utilizzo dell’auto privata riguarda gli spostamenti intera-extra urbani e viceversa.
Oltre alle utenze di molti cittadini che non utilizzano la propria vettura in città ma la limitano al we.
Tutte utenze che non si risolvono – e non si devono risolvere – disincentivando “il possesso”.
Il ragionamento dell’Assessore è totalmente ideologizzato, impermeabile ad ogni confronto civile, indecentemente avulso dalla realtà cittadina. Poi guardo la foto dell’Assessore e comprendo tante cose.