L’intervista di Interris.it al vicepresidente del Centro studi “Rosario Livatino” Alfredo Mantovano sulla decisione della Corte costituzionale
E’ partito l’esame della Corte costituzionale sull’ammissibilità di otto quisiti referendari, sei sulla giustizia richiesti da nove Consigli regionali, uno sul piano delle rilevanza penale e amministrativa delle condotte legate alle cannabis, come coltivazione e uso personale, e sull’eutanasia. Pochi giorni fa il neopresidente Giuliano Amato, nel suo saluto agli assistenti di studio, aveva detto “dobbiamo impegnarci al massimo per consentire, il più possibile, il voto popolare” e “i referendum sono una cosa molto seria e perciò bisogna evitare di cercare ad ogni costo il pelo nell’uovo per buttarli nel cestino”. La prima pronuncia della sua presidenza arrivata sull’abrogazione parziale dell’articolo 579 del codice penale che punisce con la reclusione dai 6 ai 15 anni il reato di omicidio del consenziente. La Consulta l’ha ritenuto inammissibile perché, a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili. La sentenza sarà depositata a giorni. In una nota, la Conferenza episcopale italiana (Cei) scrive che la pronuncia della Consulta “è un invito ben preciso a non marginalizzare mai l’impegno della società, nel suo complesso, a offrire il sostegno necessario per superare o alleviare la situazione di sofferenza o disagio. Papa Francesco, durante l’udienza di mercoledì 9 febbraio, ha usato parole chiare: “La vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata. E questo principio etico riguarda tutti, non solo i cristiani o i credenti’. Occorre rivolgere maggiormente l’attenzione verso coloro che, in condizioni di fragilità o vulnerabilità, chiedono di essere trattati con dignità e accompagnati con rispetto e amore”.
Gli otto quesiti
Giustizia e bioetica gli ambiti degli otto referendum abrogativi sottoposti al giudizio di ammissibilità della Consulta. Oltre a quello sull’eutanasia, di cui si è detto, vediamo quali sono gli altri sette. Il primo riguarda l’abolizione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi, uno dei decreti delle cosiddetta “legge Severino”, ovvero eliminare norme che impediscono la partecipazione alle elezioni per il Parlamento (italiano ed europeo), per le regionali, le provinciali e le comunali, a chi è stato condannato in via definitiva per mafia, terrorismo, corruzione, mentre l’articolo 11 prevede la sospensione per gli amministratori locali dopo la condanna in primo grado per alcuni reati. Il secondo quesito invece è sulla cancellazione di una parte dell’articolo 274 del codice penale per ridurre l’ambito dei reati per i quali è consentita l’applicazione delle misure cautelari, in particolare della carcerazione preventiva. C’è poi quello sulla separazione delle funzioni dei magistrati. Qualora passasse, questi dovranno scegliere a inizio della carriera tra la funzione giudicante o requirente e mantenerla per tutta la loro carriera. Riguarda sempre le “toghe” anche un altro quesito, quello sulla responsabilità civile diretta dei magistrati. Oggi infatti questa è indiretta, il che significa che il cittadino che si ritiene leso nei suoi diritti attualmente può fare causa allo Stato, il quale in caso di dolo o colpa grave si potrà rivalere sul magistrato. Ancora in ambito giustizia. Un altro quesito propone la cancellazione della norma che stabilisce che ogni candidatura di un magistrato al Consiglio superiore della magistratura, l’organo di autogoverno, vada sostenuta dalle firme di almeno 25 presentatori. Questo con l’obiettivo delle candidature individuali libere, già previste nella riforma del ministro della Giustizia Marta Cartabia. Pure il tema del quesito per consentire il voto degli avvocati che siedono nei Consigli giudiziari anche sulle valutazioni di professionalità dei magistrati è già previsto nel testo della Guardasigilli, ma solo se il Consiglio dell’Ordine ha segnalato comportamenti scorretti da parte del magistrato che si deve valutare. Infine quello sulle condotte legate alla cannabis, sia sotto il profilo penale che amministrativo. Il quesito propone la depenalizzazione della coltivazione delle piante e di non prevedere più il carcere per qualsiasi condotta illecita relativa alla cannabis, con eccezione dell’associazione finalizzata al traffico illecito. Sul piano amministrativo, l’obiettivo e l’eliminazione della sanzione della sospensione della patente di guida e del “patentino” per i motorini, oggi prevista per chi viene trovato in possesso di una quantità di droga per uso personale, mentre continuerebbe ad essere punita la guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di cannabis continuerebbe comunque a essere punita, ai sensi dall’articolo 187 del Codice della strada.
L’intervista
Sulla pronuncia della Corte costituzione Interris.it ha intervistato il magistrato e vicepresidente del Centro studi “Rosario Livatino” Alfredo Mantovano.
Che significato ha questa decisione della Consulta?
“E’ certamente la premessa per riaprire il discorso sulla tutela della vita”.
Secondo la Corte con l’abrogazione ancorché parziale della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili. Ci può spiegare in quale misura sarebbe stato violato questo principio?
“La decisione della Consulta ha il significato di ribadire la non disponibilità della vita umana, in un ordinamento nel quale, con ragione, si sostiene la non disponibilità di singole parti del proprio corpo. In attesa di conoscere le motivazioni della sentenza della Corte, è ragionevole immaginare che avrà inciso il vincolo costituzionale sul principio di indisponibilità della vita, sì che la sua estromissione dall’ordinamento determinerebbe un insanabile vuoto normativo, e la mancanza di chiarezza del quesito, essendo imprevedibili e incerti gli effetti derivanti dalla parziale abrogazione proposta, in contrasto con la trasparenza che dovrebbe orientare la volontà dell’elettore”.
In Parlamento si discuterà un disegno di legge sulla morte volontaria medicalmente assistita, che raccoglierebbe le indicazioni della sentenza 242 del 2019 Consulta che ha dichiarato illegittimo l’articolo 580 del codice penale, nella parte in cui non esclude la punibilità di chi, a certe condizioni, agevola l’esecuzione del proposito suicida di un paziente. Quale impatto può avere questa decisione della Corte sul dibattito su questo ddl?
“La decisione della Consulta permette ora di affrontare con maggiore equilibrio la discussione parlamentare sul c.d. testo Bazoli riguardante l’eutanasia, che sostiene – a nostro avviso erroneamente – di dare attuazione alla sentenza n. 242/2019 della stessa Corte, e di farne emergere le incoerenze e il superamento dei confini da essa stabiliti. E’ un testo nella sostanza eutanasico, che va profondamente rivisto”.
Ora sarebbe necessario potenziare le cure palliative, secondo i principi della legge n.38 del 2010? E come fare per non far sentire solo chi soffre?
“Le cure palliative vanno finanziate in modo adeguato, per permetterne la fruizione in tutto il territorio nazionale, e insieme con esse va rilanciata la proposta di legge sui caregiver, per dare affiancamento e sostegno a chi vive condizioni di profondo disagio”.
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