“L’Ucraina non è uno stato vicino, ma parte delle nostra storia”. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin, parlando alla nazione. Poi ha aggiunto: “Siamo uniti da sempre”. L’Ucraina “è il risultato delle politiche bolsceviche. Così si è venuta a creare un’Ucraina, un’Ucraina sovrana. È stata creata da Lenin, il suo architetto”. Così Putin.
“Siamo pronti – ha continuato – a mostrarvi cosa significa liberare interamente l’Ucraina. L’Ucraina è stata creata da Lenin. É una cosa documentata nei nostri archivi. Lenin aveva un interesse particolare anche nel Donbass. Adesso abbattono i monumenti a Lenin. Siamo pronti a mostrare cosa significa la vera liberazione dal comunismo”.
“La Russia è sempre stata pronta a cooperare. Ha continuato la cooperazione sul campo. Tuttavia sembra che le autorità ucraine agiscano senza assumersi alcuna responsabilità. Basterà ricordare le minacce permanenti delle autorità ucraine riguardo l’energia”. “L’Ucraina – ha proseguito Putin – ha rifiutato di riconoscere tutti i nostri legami storici, tutte le nostre tradizioni storiche, tutte le generazioni di persone”.
“L’Ucraina non ha mai avuto una tradizione coerente come una vera nazione, non ha fatto altro che seguire modelli dall’estero, che non hanno radici con la sua storia”, così sempre Putin nel suo messaggio alla nazione, accusando le autorità che si sono avvicendate a Kiev di aver “preso il potere solo basandosi su idee populiste” e che, “appena ricevuto il mandato, si rimangiavano tutte le promesse fatte in campagna elettorale”.
“Gli ucraini sono stati dominati solo da oligarchi interessati solo ai loro affari e che volevano dividerla dalla Russia”, ha aggiunto. “In Ucraina non si è mai arrivati a uno stato sostenibile”.
In Ucraina, sempre secondo Putin, esiste una “corruzione dilagante in tutti i livelli e settori”. E’ una “sorta di colonia, di marionetta nelle mani di qualcun altro, c’è una completa e totale perdita di sovranità avallata dalle autorità ucraine”. Per il leader del Cremlino, l’ambasciata americana a Kiev controlla direttamente le attività anticorruzione con il pretesto di assicurare una lotta efficace, “ma la corruzione è più fiorente che mai”.
“L’annessione della Crimea è stata una scelta di questa parte dell’Ucraina e Kiev non può fare nulla per contraddire la chiara volontà dei cittadini”, ha anche affermato Putin, prlando poi di “sabotatori” e affermando che Mosca ha “prove di azioni aggressive orchestrate all’estero”.
“Il nostro Paese ha inviato aiuti umanitari all’Ucraina, possiamo anche parlare di tutto quello che abbiamo dato dal ’91 al 2000: 250 miliardi di dollari che sono stati inviati dalla Russia all’Ucraina”. Così ancora Putin nel suo messaggio alla nazione. “Ma parliamo anche di coprire i costi del debito ucraino, parliamo di centinaia di migliaia di dollari. La Russia era pronta ad assumersi tutto il debito e lo ha ripagato per intero nel 2017 e in camnbio questo nuovo Paese che era tornato indipendente, ha dato via alcune delle sue proprietà”.
“Noi avevamo accordi con l’Ucraina che Kiev non ha ratificato e un giorno ha detto che c’erano altri accordi in essere e nonostante la Russia è sempre stata collaborativa negli interessi di tutti abbiamo continuato una cooperazione bilaterale. Abbiamo agito in un modo bilaterale. Ma loro volevano solo prendere da questa cooperazione ma non volevano dare. E’ sufficiente ricordare le minacce ucraine riguardo l’energia. Ci hanno continuamente ricattato sulle forniture energetiche per tentare di avere una via preferenziale ed e questo che hanno fatto con i negoziati con l’occidente si dall’inizio”.“Perché fare di noi i nemici?”, ha chiesto retoricamente Putin durante il suo messaggio alla nazione sul Donbass, ricordando come lui stesso appena diventato presidente chiedesse di far entrare la Russia nella Nato. “Non è una questione di regime, non vogliono che esista un Paese così grande e che sia potente, tutto qua. È da sempre la politica americana”.
L’accelerazione impressa oggi da Mosca, comunque, è arrivata improvvisa ma non del tutto inaspettata. “Gli episodi che sembravano annunciare una de-escalation non sono presi seriamente per cui dobbiamo rimanere pronti a ogni eventualità”, aveva detto Draghi appena quattro giorni fa a Bruxelles.
Certo che la richiesta venuta dallo stesso Putin al premier per una visita a Mosca in tempi brevi e la successiva “apertura” del Cremlino ad un faccia a faccia con il presidente americano Joe Biden potevano essere interpretati come una qualche volontà di dialogo. Il discorso di questa sera sembra cambiare radicalmente e repentinamente le carte in tavola, avvicinando lo spettro della guerra. Comunque sia l’ipotesi di una missione in Russia, per quanto estremamente complessa, non appare ancora totalmente tramontata. L’obiettivo annunciato venerdì scorso da Draghi, far sedere a un tavolo Putin e Zelensky, sembra in queste ultime ore una missione impossibile, ma i contatti tra gli sherpa italiani e russi, secondo quanto si apprende da fonti diplomatiche, non si sono completamente interrotti. Certo non per arrivare a una soluzione “in tempi brevi”, ma la linea di Draghi, ribadita più volte, resta quella di cercare un dialogo fino all’ultimo momento utile, preservando “l’unità” degli alleati di Ue e Nato, che è per lui la principale “arma” per scongiurare in extremis un conflitto.
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