Voce unica, e talento istrionico d’attrice, Ornella Vanoni è protagonista del docufilm “Senza Fine”, uscito nelle sale il 24 febbraio, e diretto da Elisa Fuksas, 40enne scrittrice e regista romana, che ha al suo attivo una lunga serie di cortometraggi/documentari/film, nastro d’argento nel 2009 e nel 2013, e che – proprio per questo film – ha ricevuto il premio SIAE per il talento creativo.
Un riconoscimento più che meritato, per questa pellicola di intelligente originalità, che non è un documentario classico: direi piuttosto “un film nel film”, dove realtà e magia si fondono.
Presentato al festival del Cinema di Venezia 2021, come evento speciale, è stato girato nella Health Clinic e Grand Hotel di Castrocaro Terme, luogo ricco di storia, simbolo del comfort e del benessere, ed immerso nel verde.
La trama si svolge interamente in questo hotel stile anni ’40, dove sembra che il tempo si sia fermato; qui Ornella si racconta, mettendo completamente a nudo la sua personalità di donna e artista a tutto tondo, e lo fa senza risparmiarsi, mostrando quella vitalità ed energia che ancora oggi, a 87 anni, la caratterizzano.
Il documentario non è una sorta di racconto autobiografico di un mostro sacro della musica italiana, ma la rivelazione della sua intimità esibita senza censure ma pur sempre con “classe”, quella stessa classe che l’ha contraddistinta nella sua lunga carriera di artista, così come nella vita privata: figlia, donna, e madre, coraggiosa, ma anche fragile, a tratti tormentata dalle delusioni amorose, e dalla sua depressione ricorrente, sulla quale tuttavia lei ironizza “perchè mi ha fatto capire che niente mi può più colpire”.
Ornella si racconta ad Elisa con disinvoltura e determinazione, e lo fa anche mostrando alcune “bizze da diva”, costringendo la troupe a fermarsi più volte, per la fatica, il caldo, o semplicemente perché ha voglia di alzarsi tardi; lei non si risparmia, come ho già detto prima, ma segue tempi e ritmi decisi soltanto da lei, e la regista riprende tutto, comprese le discussioni fra loro due e la troupe, per i ritardi fra un ciak e l’altro.
Loredana Felici
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