Una mimosa per le donne Ucraine che vivono a Milano, alle loro lacrime, alle loro speranze.
E che sia di partecipazione, di rispetto. Donne che difendono da Milano i diritti alla vita di un’intera nazione, piangono il fratello, la madre, lo zio, la cugina rimasti in Ucraina a combattere, come possono, guidati d una fierezza indomabile, contro la follia del Nemico.
Sono là, in via Meda 50, sede della chiesa dei Santi Giacomo e Giovanni, punto di riferimento della comunità ucraina a Milano. E qui, riporta il Corriere, ogni giorno arrivano tonnellate di vestiti, cibo, farmaci pronti a partire per il confine tra Polonia e Ucraina. Aspettano, con il cellulare in mano un messaggio, possibilmente un video di chi vive sotto le bombe. “Sono vivo” è la risposta alla loro ansia: le linee telefoniche sono, infatti seguite dai russi (o potrebbero esserlo) e le posizioni geolocalizzate. Due parole per confermare la vita in quell’inferno, pochi video di macerie e distruzione, il tempo con la costante di inviare i sostegni indispensabili per i profughi. Storie di affetti che la guerra ha diviso, nell’attesa della fine della tragedia che sembra non venire mai.
Una mimosa a ciascuna di loro perché possano idealmente farla volare e offrirla a tutte le donne in Ucraina.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano