Walter Valdi e Nanni Svampa avevano provato ad avvisarci. La Busa Nova è maledettamente resistente ad ogni tentativo di riparazione. Soprattutto quando scrivendo da privato cittadino ci si sente rispondere che si è sbagliata la mail da cui si è scritto e che si deve usare un indirizzo mail istituzionale che non si ha più. Ci racconta tutto il privato cittadino (precisazione importante, come vedremo) Franco Vassallo:
“Come si vede dall’email riportata qui a fianco, sono caduto (oltre che nella Busa Nova) anche nel vortice della burocrazia Milanese. Avevo scritto, come ci insegnano Valdi e Svampa, al Sindaco per riparare la buca nella foto. E mi sono sentito chiamare Francesco, mi è stato ricordato che devo usare la mia mail istituzionale e non quella personale e mi è stata data una risposta lunare. Andiamo con ordine:
1. Mi chiamo Franco dal giorno della mia nascita. Mai stato Francesco. Francesco Vassallo è il Sindaco di Bollate, persona stimabile ci mancherebbe, ma con cui non condivido né il nome, né il partito. Che è il PD. La cosa divertente è che in due uffici, quello a cui ho scritto (la segreteria di Sala) e quello che mi ha risposto (segreteria dell’assessore Cenni), a nessuno è parso strano che un primo cittadino, mi dicono esperto e politicamente avveduto, come Francesco Vassallo invece di alzare il telefono e chiamare, abbia scritto una mail di fuoco. Sbagliando due volte il proprio nome, peraltro. No, nessun dubbio apparentemente.
2. Le granitiche (l’unica cosa di granito in questa storia peraltro) certezza della macchina comunale hanno portato alla risposta, visto che difficilmente la mail di un cittadino qualunque avrebbe trovato tanto rapida risposta. Ma oltre alla risposta mi arriva il rimprovero: devo usare la mia mail istituzionale. Mail che non ho più da quando è cessata la mia carica, ovviamente.
Il terzo punto è un po’ più tecnico, ma è anche il motivo per cui penso sia importante sollevare il problema. Innanzitutto, per definizione, il lavoro definitivo non viene fatto SOTTO la strada, ma sopra. Inoltre, se questo lavoro fosse realmente provvisorio, per sistemare i cubetti di porfido (sampietrini) si dovrebbe rompere il cemento e poi rimetterli. Una fatica tripla. Quello che dico è dimostrato da altri tratti dove, con il medesimo tipo di lavoro provvisorio, ad anni di distanza nessuno ha poi rimesso i cubetti al loro posto. Questa è l’ennesima dimostrazione di una giunta che non fa controllare il lavoro delle ditte dai propri dipendenti.
Troppo impegnati, evidentemente, a controllare i mittenti delle mail. Non facendo, peraltro, un ottimo lavoro nemmeno là”.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,