La mafia a Milano: una storia lunga che si ripropone con i fondi Pnrr

Milano

La mafia a Milano ha una storia lunga, ma c’è da chiedersi se sia mai stato fatto realmente qualcosa per porre un limite, un freno, al propagarsi dell’attività illecita delle organizzazioni criminali. Già, perché è inutile stilare report, classifiche, raccontare aneddoti e lanciare allarmi, se poi la situazione è sempre la stessa: la mafia a Milano c’è e fa il bello e il cattivo tempo. Urge trovare una soluzione, rapida, ad un fenomeno ormai diventato di massa.

La mafia a Milano, l’allarme del questore

La storia della mafia a Milano e del suo propagarsi come una ragnatela di un ragno è tornata di prepotente attualità dopo le recenti affermazioni del questore di Milano, Giuseppe Petronzi. Il quale, oltretutto, aveva anche sottolineato come le organizzazioni criminali siano in grado di evolversi molto velocemente, seguendo il denaro come un segugio da tartufo. E ora l’ultima frontiera sono i fondi del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, l’ormai fatidico PNRR emanato dal Governo Draghi. Un’iniezione di soldi che fa ovviamente gola alla criminalità organizzata. Ma possibile che non si possa fare nulla per arginare la mafia a Milano e in tutta la Lombardia? Oltretutto un recente report ha stilato anche una speciale classifica, quella dei 25 locali di ’ndrangheta censiti tra Milano (8), Como (6), Monza-Brianza (5), Lecco (2), Brescia (1), Pavia (2) e Varese (1). Ma se si sa dove si sviluppa la rete, non si può davvero fare nulla a riguardo? 

Le commesse pubbliche, profumo di denaro per la mafia

Massima attenzione, dunque, in tutti i campi economici. Ma soprattutto in quello relativo alle commesse pubbliche, lì dove con la gestione diretta o indiretta di imprese operanti in settori economici più attrattivi o maggiormente esposte al rischio di default la mafia può agire con maggiore agio: «La delicatezza del momento storico, aggravato proprio dalla tragica e improvvisa pandemia da Covid 19 è diventata per la criminalità organizzata genesi di nuovi e lucrosi business, ampliando lo spettro dei possibili settori economici da aggredire – le parole del questore Petronzi – ormai il legame identitario tra i fenomeni criminali e l’economia nel Nord Italia è così forte da poter affermare che il concetto di “mafia imprenditrice. Si può parlare di welfare criminale di prossimità per la presenza di un parterre di utenza di enorme interesse per le mafie, soprattutto come potenziale bacino di voti da utilizzare in prospettiva elettorale per la penetrazione degli apparati pubblici». (fonte Mi-Tomorrow)

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