Saresti in grado di operare una persona senza aver studiato? difenderesti un assistito senza conoscere la legge? ti assumeresti il rischio di costruire una casa o un ponte senza avere le giuste competenze? potremmo declinare all’infinito queste domande e per tutte la risposta sarebbe no!
Ogni lavoro, anche il più apparentemente semplice, presuppone due punti saldi: aver studiato e l’assunzione di responsabilità. Questi due elementi aggiunti al fattore tempo creano l’esperienza che aumenta competenza e professionalità.
Ed ecco che arriviamo alla responsabilità genitoriale, al ruolo di madre e di padre, che non è soltanto la tutela per i figli ma è anche l’assunzione di responsabilità per la loro educazione e per il loro futuro. Un tempo, quando i nostri avi vivevano soprattutto di esperienze tramandate, la madre o la suocera vivevano insieme alla puerpera per i primi sessanta giorni in modo da insegnarle a prendersi cura nella maniera migliore del proprio bambino.
Oggi oltre che improponibile per motivi di tempo lo sarebbe anche perché la società è cambiata e così anche il nucleo famigliare e la presenza di una nonna o addirittura della suocera sarebbe vista come un’ingerenza. Questo importante ruolo formativo è stato sostituito dai corsi pre e post parto.
Questo esempio mi è utile, tuttavia, per spiegare un importante concetto: fin dalla nascita l’assunzione di responsabilità e la preparazione fanno si che essere genitori sia, a tutti gli effetti, un lavoro. Nel nostro lavoro, qualunque sia, abbiamo studiato (o qualcuno ci ha spiegato come farlo nel caso di lavori manuali), quotidianamente ci prendiamo le nostre piccole o grandi responsabilità e aggiorniamo la nostra preparazione con corsi e studi personali.
Eppure la maggior parte delle mamme e dei papà, avendo fatto l’esperienza di essere stato figlio, non ritiene importante studiare o aggiornarsi e si assume grandi responsabilità solo basate sulla loro esperienza. Nella maggior parte dei casi madre e padre fondono insieme i loro vissuti e le loro esperienze e questo mix ha creato, per tanto tempo, una buona funzione genitoriale e persone della nostra generazione sono diventati donne e uomini strutturati.
Ora la società è nuovamente cambiata e sono sempre di più i genitori single o le famiglie allargate e di conseguenza i figli si devono adattare a metodi educativi diversi o addirittura opposti nello stesso nucleo. Questo porta da un lato i figli ad un comportamento non spontaneo perché generato dalla necessità di sopravvivenza e dall’altro alla perdita per entrambi i genitori di essere visti come giuda da parte dei loro figli. Se poi a tutte queste fatiche aggiungiamo che i figli dei genitori separati tendono a ricevere meno “no” degli altri la domanda che dobbiamo farci è: che genitore sarà mio figlio da adulto?
Oggi abbiamo davvero bisogno di fermarci un attimo e riflettere su quanto le nostre decisioni possano influenzare il futuro della nostra prole. Non esiste il manuale del genitore perfetto e noi stessi “da genitori” abbiamo rivalutato molte delle scelte fatte dai nostri genitori che al tempo avevamo vissuto come ingiuste o sbagliate.
Possiamo (e dobbiamo) studiare, approfondire, avere un confronto con altri genitori, con psicologi e pedagogisti, leggere ed avere l’umiltà di capire che su alcuni temi educativi non abbiamo ne esperienza ne un vissuto come, ad esempio, lo smartphone, il tablet e i device.
Questo tipo di supporto oggi lo possiamo trovare dappertutto: in parrocchia, on-line, in corsi di gruppo o da Professionisti e se questo non fosse sufficiente è nata da poco anche in Italia anche la figura del Professionista che usa il metodo della Coordinazione Genitoriale che nasce proprio per mettere al centro il minore e trovare con i genitori un piano genitoriale condiviso. Il dover ricorrere al Coordinatore Genitoriale è spesso un passaggio necessario nelle separazioni e nei divorzi altamente conflittuali ma dal mio punto di vista è una grande opportunità per svolgere al meglio la nostra responsabilità genitoriale con il giusto sguardo verso il futuro dei nostri figli.
Post di Carlo Vittorio Giovannelli
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