Occorre precisare alcuni valori sulla città di Milano che contempla una fascia di redditi alti che è molto più ampia che nel resto d’Italia: 35 mila cittadini dichiarano oltre 120 mila euro, 55 mila euro per un contribuente su 10 (doppiato il dato nazionale). Quarto Oggiaro il quartiere invece con il reddito pro capite più basso. Dopo essere stata percepita dai consumatori, l’impennata dell’inflazione è ora certificata dalle evidenze. Da marzo 2021 a marzo 2022, a Milano città, +6,1%. Un aumento che non si raggiungeva da quasi trent’anni, mentre a livello nazionale l’aumento è ancora più consistente e sfiora il 6,7%.
Tra le voci che pesano di più le bollette dell’elettricità e del gas, con aumenti superiori all’85%, ma anche la benzina e alcune voci alimentari, come il burro (che, a quanto pare, segna un +12%) o la verdura (+16%). Notevoli ma sotto la media generale i rincari di generi alimentari come la farina, il pane, il riso. Per il momento non cresce il prezzo della carne ma, secondo gli esperti, si potrebbe avere un effetto ritardato dopo l’estate. E a Milano Pane Quotidiano, nel giorno del Sabato Santo, ha registrato un numero di poveri che non è mai stato toccato in due anni di Covid, segno che la crisi aumenta, così come sono aumentati i costi dei beni. E nelle code infinite uomini e le donne in attesa, diversi per età e paese di origine, tra cui molte mamme con i passeggini. Una città poliedrica, non c’è che dire, ma la disuguaglianza sociale è drammatica.