Valentino Ballabio, consigliere metropolitano, lamenta lo stato più che precario e irrisolto dell’ex Provincia e il fallimento della nota legge Delrio
Le critiche vengono quindi dall’interno dell’Ente e sono talmente palesi che non vi è differenza se vengono da destra o sinistra
“Poscia, più che ‘l dolor poté ‘l digiuno”. E’ l’amara conclusione cui perviene il Consiglio metropolitano, impossibilitato a mettere insieme il pranzo con la cena e tentato di sgranocchiare uno dei figli prediletti: il parco dell’Idroscalo, storico lascito della mitica Provincia di Milano. Esaurite pure le incerte entrate straordinarie non c’è infatti copertura per le spese correnti: impossibile approvare il bilancio.
In questo critico contesto compare l’intenzione di sciogliere l’istituzione Idroscalo col proposito di sostituire la gestione pubblica con una autonoma, ancora indefinita ma comunque ispirata ad un’ambigua “sussidiarietà orizzontale”!
Con l’occasione tuttavia, e con la insolita e gradita presenza del sindaco Sala, normalmente sostituito dalla vicesindaca di turno, il Consiglio, nella seduta del 30 marzo si concede un’afflitta riflessione su se stesso e sull’istituzione che rappresenta.
Tale doverosa introspezione in realtà era già stata richiesta il 19 dicembre 2021, allorché i “grandi elettori” dell’organo collegiale, comunque presieduto dal Sindaco monocrate del capoluogo, erano stati invitati a costituirsi in “assemblea permanente” per risolvere l’insostenibile condizione, non solo economica ma istituzionale e razionale, dell’ente asfittico e fittizio nato dalla legge Delrio.
Per altro dal sindaco Sala rilievi inequivocabili: “non possiamo nasconderci le difficoltà congenite ed attuali che nascono da come le città metropolitane sono nate”; “con l’attuale quadro normativo non si va da nessuna parte”; “le città metropolitane all’estero hanno un ruolo, deleghe fondamentali, possono imporre politiche in maniera significativa”; pertanto “non so politicamente cosa bisogna fare, ma così non va”. (°)
Che fare politicamente? Dal dibattito poche indicazioni, se non le scontate rivendicazioni di maggiori trasferimenti dallo stato nonché qualche timida istanza per l’elettività della carica apicale, per altro prescritta dalla Corte Costituzionale con la “sentenza di Sant’Ambrogio” del 7 dicembre scorso. Tuttavia un possibile ripristino dell’elezione diretta degli organi rappresenterebbe una condizione necessaria ma non sufficiente per il rilancio di una vera città metropolitana.
Così come non basta cambiare la legge Delrio se prima non si mette in discussione la “costituzione materiale” vigente. Se non matura la consapevolezza che il quadro attuale va rovesciato per metterlo finalmente con i piedi per terra, in coerenza con i principi di “sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza” nel rapporto tra gli “enti costitutivi” la Repubblica, sanciti dagli articoli 114 e 118 della vigente Costituzione.
La irrisolta questione metropolitana, malgrado le indubbie ragioni di ordine territoriale, sociale ed economico, confligge infatti con interessi politici consolidati. La diarchia di potere tra Comune di Milano (egemone sulla Lombardia centrale) e Regione (dominante sulle province periferiche) si avvale peraltro dell’anarchia del sottopotere di oltre mille e cinquecento Comuni, ciascuno racchiuso nel proprio “autonomo “orticello, ovvero suolo da consumarsi a discrezione.
Il potere si occupa delle scelte strategiche e dei rapporti con le autorità centrali; il sottopotere della spartizione delle spoglie. In questo contesto non c’è spazio per l’ente intermedio (Città metropolitana e Province) se non con ruoli e funzioni residuali e marginali.
Pertanto è pressoché impossibile che il quadro possa essere modificato dall’interno (Sindaci con giunte e burocrazie al seguito) bensì piuttosto dall’esterno (la politica, qualora i Partiti fossero ancora in grado di “determinarla con metodo democratico” come da art. 49 della Costituzione).
Ma qui purtroppo si innesta la spirale perversa: su questo fronte non risultano analisi e proposte di respiro sufficientemente ampio, da ben prima delle gravi recenti emergenze. Il potere decisionale resta nelle mani degli esponenti istituzionali che tuttavia non sanno politicamente cosa fare!
Valentino Ballabio (Arcipelago)
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