Bravi nipotini, avanti così

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Nel solito 25 aprile quest’anno è stata trovata la variante più paradossale. L’associazione dei partigiani contro la guerra partigiana. La schizofrenia suddetta è stata possibile con i seguenti passaggi. Primo, la guerra partigiana italiana, per antonomasia, è quella contro i tedeschi. (Non è vero perché l’invasore tipico in realtà era francese, che talvolta era francogermanico, seguivano tedeschi e spagnoli. La lunghissima serie di eserciti invasori scatenarono poche reazioni partigiane, come Pontida o Firenze). Secondo, la guerra partigiana in corso è quella ucraina, ma gli ucraini, ufficialmente e non, si schierarono con i tedeschi. Di più, incredibilmente erano più antisemiti dei germanici perché i capi responsabili del mostruoso Olocausto locale, l’Holomodor (più di due volte i morti della Shoah) in genere erano ebrei comunisti. Gli ucraini erano già antisemiti come tutti gli europei orientali, ma lo diventarono enormemente di più. Risultato, tutt’oggi tra gli ultimi novantenni portati a giudizio per le colpe naziste spesso ci sono ucraini, all’epoca in Ucraina morirono 200mila ebrei, esclusi i morituri deportati e a Kiev, BabijYar ne vennero uccisi 38mila in due giorni. Terzo ed ultimo, la guerra partigiana ucraina, rivolta contro i russi rossi alleati anzi patron dei partigiani non può essere.

Ricordate, l’uomo respira, il cavallo respira, l’uomo è un cavallo? È facile sbagliare le sillogie. Da sempre la partigianeria, cioè la diserzione, su cui si sarebbe fondata la Repubblica è una grande sillogia.  Intanto non si può mescolare la nostra cosiddetta partigianeria con quella delle terre orientali. Ad est i partigiani comunisti ed anticomunisti, nel conflitto mondiale, combattevano senza rete. Non c’erano altri eserciti invasori dietro cui si potevano nascondere come extrema ratio. Poi combattevano per la pelle; se perdevano venivano passati per le armi. I nostri partigiani facevano guerriglia poi scappavano in attesa del previsto alleato straniero più forte; soprattutto facevano guerriglia contro altri italiani, una sorta di guerra juniores, marginale rispetto a quella degli adulti.

Soprattutto, attualmente nella guerra in corso, non ci sono partigiani. Ci sono due eserciti che si combattono. L’uso di mercenari, guerriglieri, civili arruolati, squadre, contractor è una decisione meditata da parte degli Stati maggiori che si confrontano. La cosa esclude che sia all’opera una reazione popolare armata, come fu la Spagna contro il proprio governo bonapartista, o come fu l’armata titina, dopo che il governo filo nazifascista jugoslavo venne sciolto. Non come l’Italia dove nell’assenza di altro di serio si scontrarono semplicemente i tedeschi di Kesserling contro gli angloamericani.

Giova qui ricordare il diritto bellico internazionale. Quasi sepolto dal pensiero contemporaneo sui diritti internazionali, pure non è stato mai veramente né eliminato né declassificato, soprattutto dopo che la guerra moderna ha strutturalmente coinvolto insediamenti urbani e popolazioni civili. Basterebbe eliminare le teorie di Guidoni ed i bombardamenti massivi strategici per risolvere il problema, che sembra dannare così tanto tutti, del massacro dei civili. Purtroppo non è possibile. I bombardamenti non sono guerra ma l’industria alla guerra. Senza di essi avremmo ancora i nazisti al potere.

La guerra, infatti, malgrado il credo generale, è uno status di fatto possibile tra Stati e popoli, che è stato regolamentato per non giungere a livelli barbarici di comportamento. Il significato della Croce Rossa o degli Strada, in origine, erano proprio le regole che davano ordine alla guerra. La guerra, non il peace keeping, non l’intervento umanitario. Per qualunque motivo, l’uso della violenza statale contro uno stato è guerra, tertium non datur. Proprio come l’economia o il volontariato; se fatturi sei un ente economico, se operi a gratis sei volontario. Se fatturi con sconti o operi al riparo di aiuti di stato, non sei volontario, sei un ente economico. Tertium (sectorem) non datur.

Ora in guerra un esercito vincente avanza. Non è legittimato a uccidere chi si arrende ed i civili che però sono tenuti ad obbedirgli. Neppure la popolazione può con tranelli criminali uccidere i soldati isolati. In tutti i casi sono legittime le punizioni contro chi si è arreso, i civili ed i criminali, anche mortali; ma le punizioni non devono travalicare un limite. Talvolta la massa delle rivolte singole, anche criminali, cresce fino al punto da divenire una resistenza partigiana. Questa si guadagna il diritto, per caratteristiche massive, di essere riconosciuto come esercito non ufficiale in guerra. Da tutto ciò, si deduce che se le parti alzano il livello dell’offesa, del ribrezzo, delle persecuzioni, delle torture su chi è prigioniero, questo livello crescerà senza limite da una parte all’altra.

Purtroppo, il nazismo ha riportato in vita il concetto barbaro della guerra giusta. I nipoti dei partigiani, completamente fuori di testa, vivono il mito dei tempi dei nonni ed il gioco degli specchi orientali li disorienta. In qualche modo però esprimono una lieve insoddisfazione che in fondo all’anima ha la maggioranza degli italiani, quella di dover obbedire alla struttura Nato americana. Preferirebbero la neutralità, non comprendendo come l’ignavia si paghi. I nipoti dei partigiani, no, sognano ancora lo stalinismo e distruggono il mito curato con tanta cura nei ’60 da storici come Risaliti. Dobbiamo ringraziarli, se mettono un pietrone sul formicaio della guerra terroristica, sogno e incubo italiano, dai moti carbonari ai regicidi, dalla guerra al brigantaggio all’antimafia, dalla vittoria mutilata alla resistenza tradita, dalle foibe al terrorismo rosso, dalle Mani nette a quelle Pulite all’indignazione anticasta. Bravi nipotini, avanti così

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