L’insicurezza dopo gli innumerevoli fatti di cronaca nera, è giustamente percepita perché è reale, perché i criminali possono essere dietro l’angolo, perché si ruba per una dose di droga, per avere un nuovo cellulare, per esibire un orologio o rivenderlo, ma appare manifesto che la violenza è la cifra di ogni rapina. Scrive un lettore a Libero “Pericoli in tutti i quartieri. Carissimi. Penso che Milano non sia più pericolosa di molte altre città. Però è indubbio che un allarme sicurezza esista. E mi pare che le vie più colpite siano quelle centrali come quelle periferiche. Non che in passato non ci fossero situazioni di rischio. Però i pericoli erano delimitati ad alcune zone specifiche della città. Si sapeva che in certe periferie, Baggio piuttosto che Quarto Oggiaro o San Siro (soprattutto nella piazza Selinunte), era pericoloso andare la sera. Insomma c’erano i cosiddetti quartieri malfamati. Oggi mi pare che i pericoli siano in ogni quartiere e non si possa più stare tranquilli.”
Ed è una lettera emblematica di una sottile paura che può trasformarsi in angoscia che paralizza. E lo smercio di droga aumenta, gli extracomunitari affiliati a bande di spacciatori aumentano e gli stupri rimangono spesso impuniti, ma la mia Milano di cinquant’anni fa era una città accogliente e potevo andare a teatro sola, e alla fermata del tram si facevano due chiacchiere e passeggiare in un parco era sinonimo di una pausa e una boccata d’aria.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano