Dopo le piazze e le piazzate di insulti gratuiti contro la Sanità Lombarda, contro le convenzioni con il privato, contro le vere o molto spesso presunte deficienze nell’apparato sanitario lombardo, nel “Paradiso emiliano” dove tutto è rigorosamente Pubblico, per ottenere una prenotazione possono passare mesi e una dichiarazione di avvenuto esame per ottenere o meglio sperare in un contributo a cui hai diritto, beh…devi recarti solo presso determinati ospedali indicati, quasi che i poliambulatori, rigorosamente pubblici, non possano essere sostitutivi. A riprova della lentezza e della burocrazia vigente riporto una lettera inviata alla Gazzetta di Parma:
“Gentile direttore
fare i prelievi di sangue sembra che sia diventata «impresa ardua e disperatissima». Chi ha bisogno di fare l’esame del sangue deve andare avanti di uno (quando va bene!) o più mesi; e poi ti mandano a Vaio, o a Busseto, o a Colorno, e qualche volta anche a Borgotaro! E ti danno orari assurdi, tipo le 11.30… e stare a digiuno fino alle 11.30 ti fa venire la «pancia in mano» dalla fame! Pensiamo agli anziani o ai malati come possono sentirsi. E se uno va a fare gli esami del sangue, proprio sano non lo è, di solito.
Prenotare l’esame del sangue non si può più sul numero verde, ma bisogna recarsi in farmacia (ma solo in certi orari!) o, peggio, al Cup, dove le code sono chilometriche, ma se è sabato non hai alternativa, perché le farmacie il servizio di solito al sabato non lo fanno (tranne, forse, qualche eccezione); «ma se aspetto lunedì, chissà quanto avanti mi metteranno l’appuntamento». E al Cup, per di più, ti costringono a sederti anche quando non vuoi, mettendoti a meno di un metro dalle altre persone, con il rischio di poter contrarre il Covid.
Per quale motivo fare i prelievi è diventato così difficile? Sono aumentate tutto d’un colpo esponenzialmente le persone che necessitano di un esame del sangue? Direi di no, tutto si deve all’emergenza Covid. E’ stato dismesso il laboratorio prelievi più grosso di tutta la provincia, che era quello dell’ospedale Maggiore, il Poliambulatorio, subito a destra appena entrati dall’ingresso di via Abbeveratoria. È quindi logico che le richieste di prelievi si debbano distribuire su tutti gli altri ambulatori della provincia, che sono medio-piccoli. Al posto del Poliambulatorio ora c’è il centro dove fanno i vaccini contro il Covid.
Ma, certo capisco che, nell’immediata emergenza, c’era bisogno di una struttura per i vaccini, e si è dovuto sopprimere il Poliambulatorio, per fare posto a quella struttura. Ma, nonostante l’emergenza Covid non sia ancora terminata (checché ne dicano il Governo e le fonti di informazione), sono passati comunque mesi, per non dire anni, dall’inizio della pandemia, in cui si sarebbe potuto ripristinare il Poliambulatorio, magari altrove; l’ospedale Maggiore non ha proprio alcuna altra struttura dove insediare un centro prelievi? E se manca il personale, perché quello che c’era ora è dedicato ai vaccini, ebbene, il tempo per assumere personale nuovo c’è stato, e in abbondanza. Si dovrebbe gradualmente cercare, nonostante tutto, di arrivare ad una parvenza di normalità.”
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano