Quando le voci di Milano parlavano all’anima

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Era una ballata suggestiva che si ripeteva nei vicoli, nei negozi, nei bar, la bella parlata milanese. Un segno distintivo di chi era nato e cresciuto a Milano, un modo per riconoscersi e raccontarsi, un dialogare con ironia, ammiccando bonariamente. Con quelle parole tronche, che tagliano le vocali, che hanno fretta di esprimere un concetto, che si sciolgono in immagini di infinita tenerezza. E mi sentivo sola come un gandolitt de sciresa (un nocciolo nella ciliegia), ma Milano era il canto della Bellezza, dell’Arte, della Cultura, di un’umanità da svelare. Camminavo e camminavo ancora, per ascoltare, per capire, per amare. E il dialetto mi parlava di verità, di tradizione, di sangue, di semplicità.

Ai Navigli i cantastorie narravano la vita, i sentimenti, i sogni. Con il profumo della saggezza o dell’ironia, della nostalgia o della speranza: quadri di un quotidiano universale, come è universale l’amore, il ricordo, il rimpianto. E le strade, i cortili si animavano di quel ciciarem un cicinin, che era scambio di notizie, con qualche pettegolezzo, ma anche partecipazione umana, condivisione. E rompeva la stanca monotonia di case tutte uguali, in periferia, la sera, una balera improvvisata, sull’erba di un prato dimenticato.

Perché bastava una chitarra stonata e tucc a cantà la bellezza della vita, di una fetta di bologna in una rosetta ancora calda, il fremito di un amore appena sfiorato.

E al Parco il fruscio delle foglie era la promessa di una primavera nuova, di un sogno che si avvera con il sole dell’estate. Là con un libro in mano, gli occhi a scrutare il mistero del tempo. E Brera vibrava di luce, l’arte ad ogni angolo di strada: un’esplosione di colori, di progetti, di emozioni.

E si discuteva, si sperimentava, in una girandola senza fine di illusioni e di speranza. Il Teatro scopriva nuove drammaturgie, nuovi autori, con il piacere di rappresentare la verità dell’intelligenza, dell’uomo, della vita.

Era una Milano viva, vibrante, appassionata. Perché, allora, le voci, le mille voci di Milano, sapevano parlare al cuore.

Nene Ferrandi dal Volume Milano si racconta

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