In Italia circolano quasi 40 milioni di auto: uno dei tassi di motorizzazione più alti d’Europa, che nel 2020 ha raggiunto quota 660 auto ogni mille abitanti. Negli ultimi anni però qualcosa sta cambiando: si parla sempre più spesso, e a ragione, di mobilità sostenibile.
I comuni investono in piste ciclabili e servizi di sharing, e uno dei cardini del discorso è la rinuncia all’automobile di proprietà in favore delle alternative. Insomma: addio costi di acquisto e manutenzione, bollo e assicurazione, spese per parcheggi e garage, ticket delle aree a traffico limitato. Sulla carta è un sogno: ma è davvero possibile vivere senza auto? Abbiamo provato a ipotizzare come sarebbe.
Abbiamo preso come esempio Milano: la nostra redazione è qui, ed è la città che dispone del più ampio servizio di car sharing d’Italia, lanciato nel 2001 con un progetto pilota e oggi affiancato da servizi di micromobilità, cioè scooter, bici e monopattini in sharing.
Secondo l’indagine di Altroconsumo, che ha intervistato un campione di 888 persone in città, il servizio più usato è il car sharing senza autista (75% a Milano, 62% a Roma), seguito dal bike sharing (48%, Milano). Quindi, se c’è un posto dove fare questo ragionamento, è qui: siamo consapevoli che in molte parti d’Italia è ancora impensabile rinunciare all’auto di proprietà, ma perché non iniziare a capire se ci sono realtà in cui è possibile? Proviamo a scoprirlo.
La domanda, come sempre, parte dal tipo di esigenza: premesso che un abbonamento ai mezzi pubblici ATM è sempre utile, perché la maggior parte delle zone centrali della città è ben coperta da metro e mezzi di superficie, per gli spostamenti brevi, diciamo di un paio di km, ci sono parecchie alternative. Innanzitutto i monopattini in sharing: a Milano ci sono vari gestori, da Bird a Bit Mobility, da Dott a Helbiz, da Lime a Voi, senza dimenticare Tier.
Il vantaggio è che permettono di muoversi in modo agile, flessibile ed economico, e infatti il monopattino è il servizio di sharing cresciuto di più negli ultimi anni, specialmente nella bella stagione; solo lo scorso anno si era arrivati a 7.500 noleggi al giorno. Secondo la normativa in vigore, la velocità massima di questi mezzi è di 20 km/h, che diventano 6 km/h nelle aree pedonali, mentre è interdetta la circolazione in aree critiche dal punto di vista della sicurezza, come ad esempio le pavimentazioni in pietra di fiume.
Ogni servizio ha le sue particolarità, ma una volta trovato quello che preferite e soprattutto quello più diffuso nelle aree in cui vi muovete conviene utilizzarne uno solo come principale per ammortizzare i costi, pagando lo sblocco una volta sola per ogni giorno, settimana o mese a seconda dell’opzione che avete scelto. In generale, il costo a consumo è intorno ai 19 centesimi al minuto come per Voi o Tier + 1 euro di sblocco, ma ci sono sconti per chi fa grandi ricariche come per Bird o dei pass giornalieri sui 7 euro al giorno (e mensili, o a minuti mensili).
Per gli spostamenti brevi, ma anche di media lunghezza ci sono le biciclette o gli scooter. A Milano ci sono 15.400 biciclette di diverse tipologie, di cui 3.500 a pedalata assistita.
L’opzione con stazioni fisse – 300 sul territorio milanese – è BikeMi, gestito da ATM: disponibile in orario diurno o 24h su 24 nel fine settimana, il costo dipende da quanto la tenete; c’è un abbonamento che può essere giornaliero a 4,50 euro, settimanale a 9 euro o annuale a 36 euro, a cui poi si sommano i minuti d’utilizzo; generalmente si arriva a un massimo di 2 euro ogni 30 minuti per le elettriche e 1 euro ogni 30 minuti per le bici tradizionali; per queste ultime la prima mezz’ora di utilizzo è sempre gratuita e ci sono convenzioni per chi ha la tessera dei mezzi pubblici e gli studenti.
In alternativa ci sono le opzioni a flusso libero, free floating: RideMovi e Lime, il cui costo si aggira su 1 euro per lo sblocco più 1 euro per 20 minuti per le tradizionali o 0,20 cent al minuto per le elettriche, ma le tariffe cambiano in base al giorno della settimana e all’orario; più convenienti in questo senso i bike pass mensili es 9,99 euro per 30 giorni o 79,99 euro l’anno per chi usa la bici in modo continuativo.
Altra alternativa è Swapfiets, noleggio bici a lungo termine, il cui marchio di fabbrica è la ruota anteriore azzurra che rende le bici riconoscibili; si parte da 16,90 euro al mese per arrivare ai 200 euro dell’abbonamento annuale. In questo caso però la bici vi viene consegnata e diventa vostra a tutti gli effetti (con annessi e connessi di parcheggio, ma non le preoccupazioni per riparazioni e furto).
Per gli spostamenti di medio raggio si può ricorrere anche allo scooter sharing, che in città è gestito da 6 operatori: MiMoto, ZigZag, GoVolt, Cityscoot, Cooltra e Acciona. Per i prezzi si parte dai 0,22 euro al minuto di Cooltra a salire, con tariffe forfettarie orarie sui 10 euro all’ora o 29 euro al giorno, ma si risparmia optando per uno dei pacchetti di minuti prepagati o delle varie convenzioni, ad esempio quelle per gli studenti universitari.
Se gli spostamenti si fanno più lunghi, o bisogna trasportare più di una persona o fare una spesa particolarmente pesante (o se, semplicemente, il meteo è avverso) ci si può affidare al car sharing. A Milano gli operatori sono quattro: Enjoy, ShareNow, LeasysGo, che sono servizi free floating, ed E-Vai, che invece è station based. In arrivo anche il nuovo Zity, mentre Elec3City è il car sharing di quartiere appena lanciato a Porta Nuova (per intenderci: distretto grattacieli e bosco verticale).
Per quanto riguarda le prime tre, le tariffe partono dai 0,19 euro al minuto di ShareNow (che superate certe soglie si declinano nella tariffa oraria da 13,99 euro e nella giornaliera da 49 euro) per arrivare ai 0,29 euro al minuto di Enjoy che in alternativa offre una tariffa giornaliera a 49 euro e ai 0,29 euro al minuto di LeasysGo (brand Stellantis e controllata di FCA Bank) che noleggia 500 elettriche previa iscrizione annuale acquistabile su Amazon o con abbonamento prepagato di 120 minuti al mese a 19,99 euro (equivalente 0,16 euro al minuto, mentre oltre i 120 minuti si passa a 0,29 euro al minuto; la tariffa giornaliera è di 43,50 euro).
Queste alternative free floating sono ideali per gli spostamenti dentro la città, anche perché per prenotare le auto basta cercarle sull’app e sono immediatamente disponibili; ciò accade perché le auto rimangono sempre in zona, non essendo possibile terminare il noleggio al di fuori della cerchia urbana.
Per i viaggi fuori città o comunque “programmati” e programmabili è più conveniente eVai. Lanciato ormai più di dieci anni fa, questo servizio di car sharing era nato integrato con il sistema ferroviario per coprire l’ultimo miglio, quello che separa la stazione FS dalla destinazione prescelta e anche per collegare la città agli aeroporti.
Negli anni sono molti i comuni delle province della Lombardia, con e senza stazione, che hanno messo a disposizione uno stallo, ma le cose sono cambiate nell’ultimo anno da quando eVai ha vinto un bando per il car sharing station based fino al 2023, ottenendo 112 stalli distribuiti per tutta la città.
L’ho provato negli scorsi giorni ed è una soluzione interessante soprattutto perché la flotta, tutta composta di le Renault Zoe elettriche, ha prezzi particolarmente competitivi: 0,12 centesimi al minuto (noleggio minimo 2 ore) e una tariffa giornaliera di 29 euro al giorno compresi i primi 30 km e poi 0,19 euro al km per i successivi. Un punto a favore anche per l’assistenza, che è localizzata a Milano e molto efficiente, e non a caso è tra gli operatori meglio recensiti nell’ultimo report di Altroconsumo sulla mobilità a Milano (93 punti su 100).
Tuttavia, come anticipavo, necessita di un po’ di programmazione: l’auto va prenotata almeno 18 ore prima per essere sicuri di trovarla nello stallo desiderato, oppure fino a 4 ore prima telefonando al servizio clienti per accordarsi sulla soluzione più vicina. Ottima quindi per le gite fuori città o per gli impegni giornalieri programmati da parte dei cittadini; non di chi abita in provincia però, perché le auto vanno restituite nello stallo dove sono state ritirate; l’unica eccezione è se decidete di restituirle in una delle 4 stazioni principali in città.
Quindi se ad esempio abitate in un paese dell’hinterland e andate a Milano coi mezzi e volete tornare a casa a tarda notte con eVai non potete prendere l’auto e lasciarla nello stallo del vostro comune; piuttosto dovete prenderla al mattino dal vostro comune e riportarla alla sera. Invece se ad esempio andate in gita sul lago di Como in treno è possibile prendere un eVai per tornare a Milano a patto di restituirla in una delle quattro stazioni suddette, ad esempio a Cadorna.
A tutto questo, per chi non vuole affidarsi unicamente allo sharing, si aggiunge un abbonamento ATM, che a prezzo pieno costa 39 euro al mese o 330 euro annuale per l’area urbana. Lasciamo da parte invece per il momento le applicazioni di car pooling come BlaBlaCar, che permettono di condividere i costi di un viaggio in auto con altre persone e vengono utilizzati soprattutto per percorsi lunghi e spostamenti interurbani anche di varie decine se non centinaia di chilometri.
A questo punto, la domanda non riguarda solo l’offerta di servizi, ma anche la sostenibilità economica della scelta di fare a meno dell’auto di proprietà: rinunciare all’auto conviene?
Escludendo l’acquisto, i costi annuali da tenere a mente per il mantenimento dell’auto sono suddivisi tra costi di possesso – il bollo, l’assicurazione, la revisione – e i costi di utilizzo, come il carburante e le gomme, la manutenzione periodica, il tagliando.
Ovviamente molto dipende dal tipo di auto e dall’uso che se ne fa, ma secondo le stime di Assoutenti di qualche mese fa (link in Via), per la gestione di un’auto di proprietà un automobilista spende in media 3.361 euro all’anno, di cui 2.000 euro per il carburante – e queste erano stime precedenti all’aumento dei prezzi del carburante degli ultimi mesi. Oltre all’RC Auto il cui costo medio si aggira sui 360 euro l’anno, come ha spiegato il presidente Furio Truzzi:
“Oggi la manutenzione ordinaria di un’auto e i lavori di riparazione raggiungono un costo medio di 390 euro annui ad autovettura, cui vanno aggiunti 250 euro per olio, gomme e pezzi di ricambio. Per pedaggi e parchimetri si spendono in media 110 euro l’anno, mentre bollo e revisione incidono per circa 240 euro”.
Nel calcolo c’è da aggiungere anche l’ammortamento della vettura: bisogna prendere il costo d’acquisto, diviso per ipotizziamo 10 anni e detrarlo dal prezzo di vendita dopo 10 anni; poi dividere il tutto per 10 e sommare il risultato ai 3.361€/anno, e in questo modo si otterrà la spesa più fedele possibile da confrontare con lo sharing.
Il mio caso
Cosa succederebbe cercando di fare a meno dell’auto in città? La cosa è molto soggettiva perché dipende dal tipo di vita che si conduce. Se prendo il mio caso specifico, con la mia settimana base, dovrei mettere in conto:
- 330 euro / anno di abbonamento ATM necessario per andare al lavoro (troppo distante per la bici)
- utilizzo dell’auto il sabato e la domenica tutto il giorno per andare fuori città + due sere in settimana = circa 80/90 euro con l’opzione più economica di car sharing per la giornata (eVAI) + 10/20 euro le sere = circa 100 euro la settimana x 52 = 5.200 euro l’anno (in estate magari più gli scooter ma come prezzo siamo lì).
La mia Yaris a benzina è costata, al tempo, circa 7.500 euro di seconda mano cinque anni fa, senza interessi; supponendo che tra altri cinque (quindi dieci in totale dall’acquisto) valga sui 1000 euro, il costo sarà stato 7.500 euro – 1.000 = 6.500 euro, cioè 650 euro annui di ammortamento a cui si sommano circa 2.000 euro annui abbondanti di costo di mantenimento tra assicurazione, cambio gomme, revisioni, bolli, benzina e varie. Arriviamo quindi alla cifra minima di 2650 euro, la metà rispetto a quanto mi costerebbero i servizi di sharing.
Dunque per me il mezzo di proprietà conviene ancora – anche se mi obbliga a perdere tempo a cercare parcheggio e a pagare ticket della sosta – soprattutto perché il fine settimana torno spesso sul lago di Como da dove provengo (a 50 km da Milano) e ciò incide molto sulla spesa annua.
La situazione diventerebbe sostenibile se per esempio andassi fuori città solo una volta al mese, o anche se fossimo almeno in due a usufruire del servizio, dividendo quindi la spesa per lo sharing; mentre la spesa per l’abbonamento ATM rimane invariata perché nominale. Le cose cambiano ancor di più per i nuclei familiari di più persone.
In conclusione, fare a meno dell’auto di proprietà per il momento rimane possibile – più sostenibile – solo se si vive in città e si ha qualcuno con cui ammortizzare le spese, ad esempio delle uscite nel fine settimana in auto; altrimenti è richiesto qualche sacrificio, che può essere di tipo economico o di pianificazione dei propri spostamenti, magari andare solo in luoghi serviti dai mezzi e in date fasce orarie.
Ovviamente nel computo va considerato anche il sollievo di non dover più pensare alla difficoltà di trovare parcheggio ed eventualmente pagarlo se sono strisce blu, che per molti è una semplificazione che vale più di tutto l’oro del mondo, senza contare la consapevolezza di contribuire a una città meno inquinata (qualora si parli di mezzi alimentati a energia verde) e a un traffico meno congestionato.
Se lo sharing insieme ai mezzi pubblici costituisce una soluzione potenzialmente valida per chi vive in città, lo stesso non si può dire delle persone che vivono nei comuni dell’hinterland e men che meno per chi vive in provincia, dove l’unico operatore che ha avuto il coraggio e la possibilità di spingersi è eVai, con tutte le modalità molto specifiche di cui sopra.
Per chi vive lontano dalle città il mezzo di proprietà – o almeno un noleggio a lungo termine – rimane una necessità praticamente imprescindibile anche per via della distribuzione geografica dei servizi (supermercati, banche, farmacie) che si trovano spesso abbastanza lontani tra loro.
Insomma, siamo ancora distanti dal poter fare a meno dell’auto di proprietà a livello provinciale e regionale, perché le alternative presenti non bastano ad assicurare un’indipendenza accettabile in materia di spostamenti: d’altronde lo sharing free floating al momento si è insediato solo in grandi città per via della sostenibilità economica dell’impresa da parte delle aziende.
E in futuro? In tutta Europa sta iniziando a prendere piede, anche all’interno della politica e delle istituzioni, un movimento “anti auto di proprietà” che dovrà necessariamente contare su servizi di noleggio e condivisioni molto forti.
Chissà se potrà rappresentare uno scenario possibile anche in Italia. Le premesse ci sono, seppur timide, e la direzione sembra quella: che ne pensate? Avete mai provato a fare a meno dell’auto di proprietà?
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845