Basta dire Oriana Fallaci per ricordare un “ipse dixit” che tutti conosciamo per, ancora una volta, segnalare le sue intuizioni, la conoscenza dell’uomo.
“Non capite o non volete capire che se non ci si oppone, se non ci si difende, se non si combatte, la Jihad vincerà. E distruggerà il mondo che bene o male siamo riusciti a costruire, a cambiare, a migliorare, a rendere un po’ più intelligente cioè meno bigotto o addirittura non bigotto. Distruggerà la nostra cultura, la nostra arte, la nostra scienza, la nostra morale, i nostri valori, i nostri piaceri”. Con la trasposizione ai fatti attuali, è il pericolo di una invasione.
“Peschiera enAfrica” era lo slogan dei ragazzi molestatori del treno, il cui obiettivo dichiarato è la africanizzazione dell’Italia.
E non meraviglia, anzi è correttamente consequenziale l’aggravante di odio razziale introdotto per i reati di aggressione.
Un odio che pone i neri contro i bianchi, religione islamica contro religione cattolica, costumi tribali contro costumi civili. Odio etnico, rivalsa di un ghetto per la supremazia, disprezzo per un’Italia che non sa dare niente.
Razzista per le belle anime della sinistra era chi auspicava un regolare ed equilibrato accesso, una integrazione fattiva ma proporzionale alle risorse, professando invece accoglienza indiscriminata. L’odio è per tutti, anche per chi ha tollerato comportamenti illegali, criminali, pur di poter dire, vedi Sala, “Milano è una città esempio di accoglienza” Dove l’integrazione?
Dove si esplicava il welfare di Majorino? Nella famosa cena da Guinnes del Sempione?
Si direbbe che la politica di sinistra abbia solo dato forza a un odio razziale, questo sì, che ora viene esaltato dal branco sempre più numeroso, dai fatti di Capodanno all’ultimo del treno Peschiera-Milano.
Le vittime (e si ricordi anche quelle molestate o stuprate singolarmente) denunciano lo sprezzante sberleffo e chissà quando dimenticheranno. Vittime ignorate dalle femministe di una sinistra che non vuole prendere atto che i reati di questa fattispecie sono commessi da immigrati di prima o seconda generazione a cui si uniscono a volte giovani italiani. La femministe di sinistra preferiscono imbrattare la statua di quel “razzista” di Montanelli.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano
finalmente un bel articolo..complimenti condivido pienamente