Vorrei tanto pensare che l’ossessione, la rabbia, la gelosia sono “altro”, catapultate senza preavviso, da un vento senza amore, senza pietà, in un momento di smarrimento, di assenza della razionalità. Ma non è così: quell’ossessione, quella rabbia, quella gelosia sono state coltivate, alimentate nel tempo, nell’incapacità di gestirle, di rispettare l’ingenuo candore di una bambina.
E il coltello si scagliava con una forza inaudita e si scagliava ancora contro una bambola che non sapeva reagire, una tragedia al di là della comprensione, negli occhi innocenti di una figlia. Il gigante diabolico del cuore di sua madre, non si fermava.
La piccola Elena Del Pozzo è morta così. Aveva 5 anni e apriva le braccia con spontaneità, il sorriso della fiducia.
“La stragrande maggioranza delle mamme non perde la testa da un momento all’altro, con la conseguenza di un dramma come quello di Catania. Però sappiamo che i fattori di rischio sono sicuramente l’età giovane, un livello di istruzione basso e anche intellettivamente non brillante, spesso condizioni di basso livello socio economico” spiega a Il Giorno lo psichiatra Claudio Mencacci, direttore emerito di Neuroscienze all’ospedale Fatebenefratelli Sacco di Milano. A tutto questo, secondo l’esperto, vanno aggiunte alcune condizioni di rischio familiare e ambientale: “Instabilità familiare legata alla separazione e poi la condizione di una bambina con un temperamento complesso, difficile”.
Dal 2000 ad oggi 480 bimbi morti in Italia per mano dei genitori: padri killer e madri assassine, drammi orrendi, inspiegabili a livello razionale. E se c’è un Paradiso, senz’altro a questi innocenti è riservato lo spazio del gioco immortale.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano