Automotive, CNA: con stop 2035 benzina e diesel a rischio 20mila lavoratori

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“La riduzione delle emissioni del 55% entro il 2035 e il raggiungimento della neutralità climatica per metà secolo votati dal Parlamento Europeo con il pacchetto “Fit for 55” destano forte apprensione. In Lombardia sono 30 mila le imprese che operano nella filiera auto, di cui 13 mila unità sono artigiane. La quasi totalità delle imprese artigiane della filiera (93%) appartengono inoltre al settore Manutenzione e riparazione di autoveicoli. Nella Regione la filiera dell’auto conta circa 100mila addetti, di questi, circa 70mila addetti lavorano in micro-piccole imprese. Bloccare l’evoluzione tecnologica di ogni propulsore, consentendo la vendita delle sole auto elettriche significherebbe mettere a rischio oltre 20 mila posti di lavoro nella sola Lombardia”. Lo dichiarano i rappresentanti di CNA Lombardia, l’associazione di categoria che rappresenta le micro e piccole imprese del settore autoriparazione e della componentistica ad alto valore aggiunto per l’Automotive. “E’ una chiusura concettuale improponibile ai giorni nostri in quanto, oltre a mettere in ginocchio tutta la filiera della componentistica legata all’endotermico, dalla produzione di cilindri, iniettori e pistoni blocca, di fatto, lo sviluppo di sistemi basati su biocarburanti immediatamente disponibili per decarbonizzare e ai nuovi carburanti non fossili, a basso contenuto di carbonio, – afferma il presidente regionale della categoria Meccatronici, Luciano Castellin -. La nostra preoccupazione, che vorremmo fosse rappresentata dai nostri esponenti politici all’attenzione del consiglio Ambiente Ue del prossimo 28 giugno è che i regolamenti “Fit for 55” possano acuire la crisi di competitività del comparto delle micro e piccole imprese, colpendo settori già in grande difficoltà a causa delle conseguenze della pandemia, della crescita dei costi delle materie prime, della crisi di approvvigionamento dei semiconduttori e con le incognite di una guerra nel cuore dell’Europa ancora in corso.

Ritenendolo un dovere sociale, oltre che di rispetto nei confronti dell’innovazione tecnologica, chiediamo il rispetto di regole chiare e certe sull’efficientamento e sull’inquinamento, al di là della tipologia di soluzione tecnologica adottata. Se da un lato – prosegue Castellin – è sicuramente apprezzabile e condivisibile il tentativo del Parlamento Europeo di promuovere un’azione per limitare i danni del cambiamento climatico, dall’ altro dobbiamo fare i conti con tutte le criticità che un simile approccio non graduale, equo ed inclusivo per le Pmi, può comportare per tutta la filiera dell’autoriparazione. Riteniamo inoltre opportuno che venga promossa un’azione di reale progresso ecologico, sociale ed economico, in cui gli equilibri tra i diversi fattori vengano armonicamente custoditi. !In particolare, appare doveroso attivare politiche di supporto alle imprese e ai lavoratori investiti da questo cambiamento di paradigma: politiche attive del lavoro, politiche di aggiornamento professionale e di formazione permanente, politiche di incentivazione agli investimenti di riconversione. Sembra infine necessario non dimenticare che l’obiettivo della transizione ecologica non si consegue necessariamente sposando una sola tecnologia, ma mixando al meglio, sotto il profilo dei costi complessivi per l’ambiente, diverse soluzioni disponibili”. Per il presidente regionale di CNA Produzione Mario Gualco “l’Unione Europea deve fare scelte serie, equilibrate, evitando atti di autolesionismo industriale. La portata inquinante di una tecnologia andrebbe considerata laicamente nell’intero suo ciclo di vita e, in ogni caso, non è mai utile innamorarsi di un solo strumento, vedasi l’elettrico, accantonando ad esempio il lavoro importante in corso sui carburanti sintetici. E’ opportuno diversificare e fonti, investendo in ricerca e in soluzioni tecnologiche plurime ed alternative, valorizzando, oltre alla frontiera del carburante sintetico, le opzioni del metano e gpl”. (mianews)

 

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