Di alberi morti nei parchi c’è ne erano anche prima della grande siccità. Ora che il Sindaco ha emesso l’ordinanza per vietare l’innaffiamento dei parchi pubblici però dobbiamo prepararci al peggio. La conseguenza di questa decisione, presa sulla spinta della grande preoccupazione per la siccità, sarà il peggioramento della situazione climatica e ambientale della città, la perdita di un patrimonio di piante anche secolari. Peraltro questo stop all’innaffiamento non porterà alcun vantaggio idrico alla agricoltura del sud Milano, che utilizza le acque di fiumi lombardi e depuratori milanesi, non certo le acque dell’acquedotto di Milano che Sala pensa di risparmiare.
Ancora una volta l’ansia di apparire green e di seguire le parole d’ordine di Greta porta Sindaco e Giunta di Milano a provvedimenti simbolo che danneggiano e non aiutano il patrimonio verde di Milano e il suo equilibrio ambientale.
Milano è sede di una istituzione al vertice per la cura delle acque come il Politecnico, è cresciuta, dai tempi di Leonardo in poi, per l’uso sapiente dell’acqua in agricoltura. Non dovrebbe partorire decisioni cosi affrettate e demagogiche come sospendere l’innaffiamento dei parchi.
Una cosa, giustissima, è fare appello a un uso oculato dell’acqua, come hanno fatto Regione e tanti comuni, un’altra è chiudere il rubinetto che fornisce l’acqua ai parchi pubblici, sapendo che quella (poca) acqua risparmiata non finirà nei campi del sud Milano o del pavese.
L’assurdo è che, togliendo l’acqua ai parchi pubblici, si fanno morire le piante che la città e le amministrazioni hanno curato per decenni investendo centinaia di milioni di euro. E i parchi essiccati peggiorano notevolmente la qualità dell’aria e il microclima milanese, sempre più invivibile.
Solo nei giardini Montanelli l’Associazione Agiamo ha segnalato 20 alberi già completamente secchi e senza linfa. Stanno morendo o soffrendo gravemente centinaia di piante e i parchi pubblici sono tutti gialli.
Con una nota di correzione dell’ordinanza, Venerdi è stato spiegato che si possono riaccendere le fontane che usano ricircolo e che possono essere innaffiati gli alberi con meno di 3 anni di vita e quelli bagnati con impianti a goccia o acqua di falda.
Ma oramai la frittata è fatta, e già prevediamo l’infinito contenzioso tra il Comune e il Consorzio che gestisce il verde di Milano: quest’ultimo avrà buon gioco a respingere ogni addebito per le piante morte affermando che è stato il Comune a ordinare di lasciarle al secco e non la loro incuria.
Eppure il Comune potrebbe fare molto per un corretto utilizzo dell’acqua: dal recupero del 15% dell’acqua dispersa dalla rete idrica comunale (farsi un giro sempre ai giardini Montanelli please), alla realizzazione di una rete alimentata con acqua di prima falda, che abbonda a Milano, per innaffiare i parchi pubblici e lavare le strade.
Ma sono azioni di governo, costano studio e impegno. Meglio fare selfie e scimmiottare Greta aspettando che piova.
Fabrizio De Pasquale ha 60 anni, è sposato, padre di 2 figli e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche, è stato Capo ufficio stampa di varie aziende e del Ministero dei Beni Culturali. Ha lavorato per RAI ed Expo2015 e per un centro media. E’ stato per 24 anni Consigliere e poi Capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino. Conosce bene Milano ma non smette mai di scoprire i problemi e le eccellenze che la metropoli produce ogni giorno. E’ Direttore e amministratore di Milanopost dal 2014 e crede nel ruolo dell’informazione locale per migliorare la città e i suoi abitanti.