Ortomercato Milano, basta scavalcare la recinzione e i fantasmi di notte lavorano in nero per 2 euro all’ora

Milano

L’inchiesta de Il Giorno pubblicata ieri, segue quella pubblicata ad agosto dallo stesso quotidiano ed evidenzia il perdurare di un malcostume illecito che non intende sparire. E chi crede che lo schiavismo abiti solo al sud, è chiaro come sopravviva anche nella civilissima Milano.

L’inchiesta“ Una bicicletta del bike sharing, appoggiata in verticale, viene usata come rampa per oltrepassare la recinzione. Il palo con la telecamera sulla sommità, montata per sorvegliare l’area, diventa una pertica per calarsi in una manciata di secondi all’interno dell’ortomercato di Milano. Gruppi di uomini, dall’aspetto nordafricani, si nascondono dietro i camion parcheggiati quando passano le pattuglie della polizia locale. Schiavi per 2 euro all’ora Iniziano a scavalcare attorno alle 4, per lavorare in nero all’interno dell’immensa area in via Lombroso, alla periferia di Milano. Quando entrano i primi camion, verso le 5, si fanno trovare pronti. Braccia usate per caricare casse di frutta e verdura, destinate a negozi e mercati rionali. Si spaccano la schiena per 20, massimo 30 euro, alcuni sono pagati poco più di due euro per un’ora di lavoro in nero. Un fenomeno che controlli e investimenti sulla vigilanza non sono ancora riusciti a fermare. Un’inchiesta de Il Giorno , agosto dell’anno scorso, aveva documentato le intrusioni notturne, anche creando “piramidi umane“ per varcare la recinzione. Un anno dopo siamo tornati sull’area. E, purtroppo, ben poco è cambiato. Fantasmi di notte all’Ortomercato I lavoratori in nero continuano a scavalcare, a piccoli gruppi. In un’ora, tra le 4 e le 5, ne abbiamo contati una cinquantina, incuranti di telecamere e vigilanti. Una scena che si ripete, invariata, tutte le notti nel mercato ortofrutticolo più grande d’Italia, dove lavorano regolarmente circa duemila persone, operano un centinaio di grossisti e quattro cooperative. Una volta dentro la “città della frutta“, gli abusivi sanno dove andare. Sono reclutati da caporali e intermediari, spesso originari dello stesso Paese, che offrono lavoro in nero in cambio di una quota dei magri guadagni. Violente risse scoppiano all’improvviso. Si verificano infortuni, richieste di denaro nei parcheggi. E c’è chi, scavalcando la recinzione rientra per lavorare in nero”

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