Il capoluogo lombardo è sempre più inaccessibile: se si vuole acquistare una casa nella città meneghina si devono spendere, in media, 5102€ per metro quadro. Un cortocircuito insanabile per una città che «Pensa di essere New York senza offrirti i servizi e le opportunità di New York»
Se dovessimo fare una classifica delle cose più difficili da fare nel nostro paese, uno dei gradini del podio sarebbe occupato dalla ricerca di una casa, in affitto o in vendita a Milano.
Milano capoluogo lombardo, Milano metropoli europea, Milano land of opportunities, patria della moda, dell’inclusivity, di Starbucks e del Milan campione d’Italia. Ma anche Milano dai prezzi altissimi, Milano dai monolocali di 13 metri quadri in affitto a 1100 euro al mese, Milano inaccessibile ai giovani che da tutta Italia guardano a nord per provare a realizzarsi.
Se si vedono i dati relativi ai prezzi medi al mq delle principali città italiane, ci si rende conto del fatto che Milano è decisamente fuori scala. Se si vuole acquistare una casa nella città meneghina si devono spendere in media 5102€ per metro quadro, contro i 4012 di Firenze, i 3315 di Roma, i 3204 di Bologna, i 2874 di Venezia, i 2712 di Napoli, i 1932 di Torino, i 1868 di Bari, i 1330 di Palermo e i “soli” 829 di Reggio Calabria.
Una situazione preoccupante che negli ultimi anni è diventata ingestibile.
«Sto cercando casa da qualche mese – racconta Jonathan Bazzi, scrittore, finalista al premio Strega 2020 –, ma nel corso della mia vita ne ho cambiate almeno dieci. Negli ultimi anni c’è stata una degenerazione: i prezzi sono diventati altissimi per cose non all’altezza di una vita adulta. Alla mia età (37 anni, ndr) si cominciano a fare programmi e si cerca un’abitazione con dei comfort maggiori rispetto a quelli che cerca uno studente che spesso si accontenta della coabitazione. Soprattutto quando come me si è in coppia, diventa vitale trovare degli spazi adeguati».
Al tema del mercato immobiliare è legato indissolubilmente quello dei salari: i livelli retribuitivi attuali difficilmente consentono di poter sostenere le spese folli di un affitto che, in media, incide sul 51% delle buste paga dei lavoratori.
A Milano, ovviamente, la percentuale è molto, ma molto più alta.
«È impensabile – prosegue Bazzi – pensare a soluzioni che non siano di forte compromesso. A me capita di trovare annunci di monolocali anche a 1100€ al mese… una follia. Spesso la generazione precedente alla mia torna alla retorica sui bamboccioni, sui giovani che sono “choosy”, ma la verità è che andarsene di casa per provare a vivere da soli spesso comporta uno scivolamento in altre forme di dipendenza, come la convivenza forzata con degli estranei, visto che è economicamente impossibile rendersi del tutto indipendenti in una città come Milano».
Si parla da mesi di come il post pandemia abbia modificato anche le nostre necessità abitative. Numerosi studi sostengono che un acquirente ora cerca spazi più ampi, con giardino se possibile, perché sono tante le famiglie che hanno passato i duri mesi del lockdown in case piccole senza possibilità di uscire, con enormi conseguenze psicologiche.
Per questo, accendere oggi i riflettori sulla situazione della città che, forse superficialmente, viene vista come la culla della civiltà italiana del ventunesimo secolo, è importante. I social sono pieni di testimonianze, a partire dai commenti ai tweet di Bazzi. «Tantissime persone mi scrivono per raccontare la propria difficoltà, e non sono solo ragazze e ragazzi. Ho parlato con persone di 45-50 anni che ancora oggi sono in forte precarietà, perché se hai un lavoro normale e devi pagare 800 o 1000€ di affitto, sei obbligato a vedere da lontano le mille cose che succedono a Milano». Non solo Twitter e non solo affitti però: è il caso di Noemi Mariani, che, con i suoi profili Instagram e TikTok @mangiapregasbatty, racconta gli orrori immobiliari del capoluogo lombardo, tra box auto venduti come case, degrado e prezzi fuori di testa.
«Sono milanese e vivo da sempre in affitto. A 33 anni mi sembra il momento giusto per comprare casa. Lavoro come copywriter e i miei genitori non hanno la forza per potersi permettere chissà quale anticipo, però ho iniziato a cercare online, forse senza rendermi conto di come era il mercato. Solo qualche anno fa alcuni miei amici hanno comprato appartamenti a prezzi ragionevoli, spendendo più o meno 170mila euro per un bilocale carino. Oggi a quei prezzi ci sono immobili che sono in uno stato pietoso. Io vivo in zona Lorenteggio-Giambelino, non la considero propriamente centro, ma anche qui ci sono delle cifre impensabili perché stanno iniziando i lavori per la costruzione della metropolitana, quindi una casa da 40 metri quadri si trova in vendita anche a 190mila euro».
Noemi ha iniziato a fare video per raccontare anche lo stato in cui versavano questi immobili: «C’era una casa in cui per farti una doccia dovevi sbattere la testa sul soffitto, un’altra in cui era praticamente impossibile sedersi sul water. Incredibilmente, decine di persone hanno iniziato a scrivermi per dirmi che queste soluzioni abitative sono all’ordine del giorno. Questo mette in difficoltà soprattutto chi vuole acquistare, perché sa che dovrà spendere decine di migliaia di euro per restaurare e rimettere in sesto case che hanno 30 o 40 anni di età».
Il grande tema delle case ha risvolti sociali enormi, in una città che, a detta di Mariani «Dopo l’Expo del 2015 è impazzita» e che «Pensa di essere New York senza offrirti i servizi e le opportunità di New York». La soluzione, al momento, per tanti giovani, milanesi e non, è quella di andare a vivere in provincia, nel metafisico hinterland, un’area poco definita in cui i prezzi per le case in vendita e in affitto stanno iniziando a salire a causa dell’aumento della domanda.
«Nei prossimi anni – spiega Bazzi – avremo bisogno di una risposta energica da parte della politica. È impossibile obbligare i proprietari ad affittare o vendere a prezzi stabiliti, ma si può agire per aumentare gli stipendi e dare più forza alle persone che cercano di trovare stabilità. Al momento la spirale è fuori controllo, al momento l’unica soluzione è allontanarsi gradualmente dalla grande città e da tutto ciò che questa offre».
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Non capisco perché un finalista del Premio Strega debba commentare il mercato immobiliare. È poco attinente la sua figura, lascerei la parola agli esperti del settore.