La campagna elettorale è iniziata, ve lo ricorderete, con i nuvoloni di una nuova Marcia su Roma. Poi è stato il momento di una destra che avrebbe cancellato i diritti. Mai che si discuta di doveri, per carità. Il cambio della Costituzione, che gli stessi padri costituenti hanno previsto con procedure rigide e severe, è diventato un nuovo fantasma. Come se le riforme costituzionali precedenti (si pensi solo al pasticcio delle competenze concorrenti tra Regioni e Stato) siano passate in cavalleria, nonostante i danni che continuano a fare. Poi è stata la volta del rischio internazionale e della presunta incapacità dei prossimi temuti vincitori di avere buoni rapporti in Europa. La vittoria nella socialista Svezia di forze conservatrici, che hanno un piglio deciso nei confronti dell’immigrazione irregolare, ha poi smorzato gli animi e forse segnato un cambio di passo. Infine, l’arma totale: Putin. E i quattrini con cui avrebbe finanziato una ventina di Paesi in giro per il mondo.
È stata costruita una bolla fenomenale: simile a quella che in genere si forma quando la magistratura monta maxi retate a ridosso delle elezioni. Il premier Draghi ha persino parlato, non è il suo gergo, di «pupazzi prezzolati». E il venticello soffia. Un discorso, evidentemente, è porre una questione sull’efficacia delle sanzioni (l’Economist ci ha fatto la copertina), una cosa è insinuare il dubbio del mercimonio, per posizioni anche opinabili, ma non a gettone. Anche perché dalla calunnia fatta di insinuazioni è piuttosto complicato difendersi.
Purtroppo, o per fortuna, dopo il 25 settembre, chiunque vinca non si occuperà un solo istante di questi temi. Dovrà affrontare il grande inverno, come diceva quella serie tv. La gelata sulla produzione industriale e i prezzi fuori controllo. Tutto il resto segue. Ieri la Confindustria ha stimato tre punti percentuali di minor Pil, nel solo biennio 2022-2023. La situazione è più grave del previsto. Le imprese non sanno cosa succederà domani, ma sanno che oggi non riescono a produrre con questi costi dell’energia elettrica e del gas. In America e in Asia nulla di tutto ciò sta avvenendo. Tanto che i cassetti dei nostri imprenditori sono pieni di ordini a cui non possono rispondere, poiché produrre da noi talvolta è diventato impossibile per mancanza di materia prima, e talaltra è semplicemente troppo caro.
Non è dato sapere chi siano i pupazzi prezzolati dalla Russia di cui parla Draghi, ma si conosce chi ha governato negli ultimi dieci anni in Italia e in Europa e ha incatenato la nostra impresa a un solo fornitore: Putin. Non saranno prezzolati, forse, ma pupazzi certamente.
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