Mentre incombono faraonici progetti pedonal-commerciali, tipo quello che vede la chiusura anche dell’asse primario che va da piazza Castello a piazzale Loreto passando da corso Buenos Aires (sarà la “rambla” verso Loreto, piazza già venduta dal Comune a privati per un progetto che vedrà cancellare le strade a nord dello storico slargo per far posto all’ennesimo megastore, e conseguenze immaginabili sul traffico), come una goccia che cadendo regolarmente scava la roccia continuano incessanti le operazioni per annientare quel poco ancora funzionante nella viabilità cittadina.
Uno degli esercizi preferiti, dichiaratamente anti-auto come il nome militar-antagonista tradisce, è l“urbanistica tattica” di cui vanno orgogliosi gli uffici preposti di Palazzo Marino: chiudere a macchia di leopardo strade, piazze e i loro collegamenti, coprire di vernice colorata (già sbiadita tre mesi dopo) l’asfalto, installare quattro panchine e due tavoli da ping pong di cemento e spargere in vasi di plastica striminziti alberelli parlando di “svolta green” (quasi tutti morti quest’estate per la siccità). Per penalizzare la circolazione e, allo stesso tempo, “restituire spazi frequentati ai cittadini per favorire la socialità e l’aggregazione sociale”, come recita il mantra comunale dopo ogni azione.
Via Beroldo (Loreto). La prossima installazione di questo tipo si vedrà a dicembre nell’apparentemente poco significante via Beroldo nel quadro del piano “Scuole car free”, che la chiuderà al traffico. Qui, però, l’azione del “genio gustatori” troverebbe nobili cause nella presenza del liceo classico Carducci, nella non lontana succursale del linguistico Manzoni e del traffico che si viene a creare per effetto del malcostume che vede, soprattutto nei giorni di maltempo, tanti mezzi in doppia fila in fermata breve al mattino o nella prolungata attesa di raccogliere gli studenti in uscita dalle lezioni pomeridiane. Il senso unico di via Beroldo termina sulla circonvallazione di viale Brianza, proprio dove si trova la storica scuola media Ciresola (tratto che va da Loreto ai tunnel della stazione Centrale): serrarlo con i pilomat invece di mandare i vigili a punire chi la occupa irregolarmente, purtroppo, sarà solo la metà della cura urbanistica. Infatti, come recintare una piazza non può evitare lo spaccio, ma solo spostare qualche decina di metri più in là il problema, gli incagli che in assenza cronica di “ghisa” si formeranno sulle più ampie carreggiate della circonvallazione di viale Brianza saranno perfetti per mandare il traffico in tilt nell’intero settore e pretendere altre misure restrittive contro la mobilità personale. Dimostrando così che le auto sono troppe e che le strade vanno al più presto liberate per favorire la “transizione culturale” dei milanesi verso le biciclette e i monopattini, meglio se presi in sharing e pagati profumatamente.
Via Venini insegna. Mentre cala decisamente il parco auto dei residenti, tartassati dall’Area C e appiedati dall’Area B, e così il numero dei city user quotidianamente in ingresso a Milano (nessuna cifra ufficiale a questo proposito è disponibile da anni, ma sull’assalto da parte di chi viene da fuori si basano molte delle indimostrate buone teorie comunali sulla viabilità), gli interventi previsti davanti alle scuole saranno alla fine 33, mentre per le piazze tattiche, a oggi una quarantina, non c’è limite. Alla più vicina a viale Brianza, quella di via Venini, non era bastato allargare il parterre per dare più spazio agli studenti in uscita da scuola, ma la modifica era stata estesa su tutto lo slargo tra le vie Spoleto, Venini e Martiri Oscuri: in questi ultimi rientrano anche gli automobilisti da allora costretti a circumnavigare il quartiere per passare da una parte all’altra. Senza contare il degrado imperante, come fatto notare da diversi osservatori e residenti: pavimento scolorito, rifiuti, fioriere tappezzate di tag, notti brave. Nel frattempo, sono spariti i parcheggi e il traffico è impazzito. Obiettivo piazza tattica raggiunto, insomma. (Quattroruote)
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