Ambientalismo a Milano: roba da ricchi

Milano

Dal primo di ottobre sarà attiva Area B. Il Comune, nonostante la grave crisi in atto, non ha voluto sentire ragioni e ha rifiutato qualunque tipo di proroga o di deroga. Ha rifiutato persino di sedersi ad un tavolo istituzionale con Regione Lombardia.

Anche perché oltre la metà delle richieste dei milanesi a Palazzo Lombardia per installare il MoveIn (la scatola nera che registra il chilometraggio per godere di esenzioni) riguardano diesel Euro 5. Si tratta di veicoli acquistati di recente e meno inquinanti. Non tenere in considerazione questo fatto, insieme alla grave crisi di materie prime che rende pressoché introvabili nuove auto presso i concessionari, l’aumento dell’inflazione e la crisi energetica, significa una sola cosa: mettere in ginocchio migliaia di famiglie e cittadini. Anche le categorie produttive hanno espresso grande preoccupazione al riguardo, come Assoimpedil.

Oltretutto la recente pandemia ha confermato un dato che già si conosceva: con la riduzione del 70% del traffico durante il lockdown le polveri sottili si sono ridotte solo del 14%. Questo perché il traffico è una delle cause dell’inquinamento, ma non la principale. Si dovrebbe dunque lavorare sui sistemi di riscaldamento delle case per esempio. Prime fra tutte quelle popolari di MM che, tra mancati rifacimenti di cappotti e facciate, spifferi e caldaie vetuste, ben prima di quella dei condomini privati hanno già visto la loro bolletta lievitare a causa della dispersione di calore (qui LiberoMilano riporta il tema che ho sollevato a Palazzo Marino).

C’è dunque una responsabilità anche delle giunte di sinistra rispetto all’inquinamento. Giunte che, invece di accompagnare processi di cambiamento anche attraverso l’impegno di risorse pubbliche, preferiscono promuovere politiche all’insegna di un ambientalismo per ricchi che grava sulle tasche di classe media e povera gente.

Matteo Forte

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