Raccontava Lehner più di tre lustri fa di quel Citterio, comunista italiano, morto nel ’43 nel gulag Uchto-Izemskijsovietico, consegnato dal Pci all’Nkvd di Beria, condannato per antifascismo, per aver protestato contro la bandiera nazista sventolata sulla moscovita piazza Rossa in occasione dell’alleanza russotedesca del ’39, il patto Molotov Ribbentrop. Citterio è finito assorbito non solo dalla tundra, ma anche da una storia negletta e rinnegata; eppure la sua è cronaca. Non c’è chi non vede, in questi giorni, la tragica fine dei tre lustri di amicizia russotedesca, promossa dalla Merkel, come ai tempi di Bismarck, della Rapallo del ’20, del ricordato ’39 e della Ddr. La freundschaft del particolare pezzo d’Occidente, che è la Germania, è stato l’unico ponte di dialogo possibile tra il Vecchio continente e la Rus, sempre tra scetticismi e disapprovazioni altrui.
Citterio però è ancora cronaca perché il patto M-R è tornato in piena auge nel 2019 quando l’Europarlamento, la più alta, e praticamente unica, espressione democratica dell’Unione continentale, lo ha dannato come causa dell’ultimo conflitto mondiale, associando alla colpa tedesca anche la russa. Citterio, 76 anni dopo la sua scomparsa è stato redento proprio per l’antifascismo ed anche per l’anticomunismo, cosa, quest’ultima che non avrebbe sicuramente gradito.
Gli italiani che davano la presidenza agli europarlamentari furono gli unici a protestare contro la damnatio antirussa. Gli italiani, fantasiosi e creativi, non si rassegnano alla banalità dei fatti della storia e della politica. Non a caso solo da noi la Scienza della politica, cosa alogica e non scientifica, si è ritagliata uno spazio da materia universitaria tra sociologia, ideologia e filosofia, fondata da Mosca, sulla tradizione di Guicciardini e Macchiavelli, proseguita da Pareto (copiato con il fondatore da Gramsci che li ha cancellati entrambi), proseguita da Maranini, Sartori, Pasquino, Miglio e Bobbio. Il mondo dice fascismo pensando all’esperienza nazista, oppure socialismo riferendosi ai regimi comunisti.
Così i socialisti nostrani non sono quelli del mondo, i comunisti nostrani civettavano, come i postcomunisti di non essere quelli del mondo, l’Italia rovinosamente sconfitta finiva per avere vinto la guerra sulla base dell’esaltazione di una cosa, la renitenza alla leva, rigidamente punita e disprezzata dovunque; i fascisti, a seconda delle epoche, erano quelli indicati dagli avversari politici più duri. Bissolati, Turati, Rigola (e lo sarebbe stato anche Buozzi se non fosse stato così stranamente ucciso) vennero additati da fascisti. Poi anche Facta e Gentiloni senior; la Chiesa dell’Uomo della provvidenza e di Gedda; i resistenti non comunisti, poi De Gasperi e gli atlantisti; poi i monarchici e tutti i carabinieri, poi i filoamericani, i golpisti, gli uomini dell’Eni; poi razza padrona, Craxi, i socialisti ed i partiti alleati dei democristiani, e per un piccolo periodo lo stesso Pci. Alla scomparsa della struttura e proposta comuniste, toccò ad essere fascisti a Berlusconi, ai leghisti, al centrodestra ma anche a molta parte del centrosinistra.
L’antifascismo all’italiana si è coniugato per fasi diversissime tra loro, se si pensa alla prima esaltazione dell’illegalità contro lo Stato nemico e traditore, nel primo e nel secondo dopoguerra che dopo un secolo è divenuta l’adesione totale alla legalità ed ai suoi uomini, prima odiati. L’esaltazione dell’illegalità, si fondava sulla reazione alle ruberie ed allo sfruttamento dei lavoratori. Poi molto fuori tempo massimo, divenne l’attacco al colonialismo imperialista, poi ad ogni autorità, ordine e disciplina. Quando si impuntò sul teorema del golpismo si trovò naturalmente a difendere il terrorismo che ne era reazione istintiva. Per lungo tempo l’antifascismo, da sostenitore del Psi prescissione, trovò la quadra nella difesa dell’Urss, nell’odio per l’Occidente e l’America.
Quando gli Usa divennero l’unica superpotenza, con un gran salto quantico l’antifascismo si sbriciolò nell’attualità della difesa della piccola illegalità e dell’immigrazione, nell’odio per l’illegalità e la non solidarietà dei colletti bianchi ed i potenti inquinatori e discriminatori e nell’adesione acritica al politicamente corretto. Solo la memoria di cosa era stato l’antifascismo filosovietico permette di mantenere un filo ormai esile di vitalità; per cui la cronaca viene continuamente intrisa di passato o meglio della propaganda del passato, con tutte le sue enormi smagliature di falso ideologico. Ogni passaggio è avvenuto senza vergogna, con la coscienza che le precedenti accuse propagandate erano esagerate o fuori luogo.
Nella Toscana del 40% per il centrodestra, nella Livorno dei parlamentari Tenerini forzista e Manfredi Potenti leghista, è in corso un shock politico anafilattico, l’assessore alla cultura del comune Dario Matteoni uno stress d’antifascismo correlato ed il giornale locale non ha smesso un attimo di trattare della colossale scritta – Msi fuorilegge– verniciata nel ’74 sulla Fortezza nuova labronica chiedendosi se non sia forse il caso di cancellarla. In una città record di morosità degli affitti, dall’Unione Inquilini, Faggi e Gangemi, ex demoproletari, hanno ricordato che il critico d’arte Matteoni da assessore nella giunta del sindaco Lamberti nel 2010 l’aveva fatta cancellare ma fu però prontamente riscritta in tempi da record. L’allora leader di Lotta continua Stefanini, gran picchiatore di fascisti si è vantato di averla scritta 48 anni fa, quand’era gran picchiatore di fascisti, su delle lunghe scale che spostavamo lettera per lettera, con una tinta speciale, da nave, fornitaci da un compagno marittimo.
Intanto esce la notizia del Conoscerli per stanarli. I simboli del fascismo e dell’estrema destra, un corso, quasi di caccia all’uomo, tenuto dal partito fantasma di Rifondazione comunista empolese. Sulle pagine che riportano la notizia qualcuno al bar ci tiene a scrivere bravi in pennarello rosso. La nuova prossima premier di Fratelli d’Italia siede da anni nello stesso ufficio in via della Scrofa, che fu di Almirante, segretario dell’Msi. Agli italiani elettori la cosa è interessata poco, malgrado la campagna di gonfio antifascismo urlato da Pd e da candidati non rieletti come il labronico Romano, Fiano e la Cirinnà. Il middlestuff intellettuale e burocratico non conosce però altre parole d’ordine, né vuole ragionarci sopra. Preferisce rifugiarsi in angoli scarni e sperduti di un passato a lungo mistificato. Ecco perché ci vorrebbe invece un corso su stanare i comunisti. Conoscerli per stanarli. I simboli del comunismo, del benecomunismo e dell’estrema sinistra. D’altronde l’Italia è fra i pochi paesi dove il comunismo come il fascismo, nel senso mondiale dei termini, non sia illegale.
Studi tra Bologna, Firenze e Mosca. Già attore negli ’80, giornalista dal 1990, blogger dal 2005. Consulente UE dal 1997. Sindacalista della comunicazione, già membro della commissione sociale Ces e del tavolo Cultura Digitale dell’Agid. Creatore della newsletter Contratt@innovazione dal 2010. Direttore di varie testate cartacee e on line politiche e sindacali. Ha scritto Former Russians (in russo), Letture Nansen di San Pietroburgo 2008, Dal telelavoro al Lavoro mobile, Uil 2011, Digital RenzAkt, Leolibri 2016, Renzaurazione 2018, Smartati, Goware 2020,Covid e angoscia, Solfanelli 2021.