Franco Zeffirelli nasceva a Firenze il 12 gennaio 1923. Il Teatro alla Scala anticipa la celebrazione del centenario del grande regista aprendo da martedì 8 novembre nelle sale del Museo Teatrale la mostra “Franco Zeffirelli – Gli anni alla Scala” a cura di Vittoria Crespi Morbio (la mostra resterà aperta fino al 31 agosto). Bozzetti, figurini, fotografie e costumi ripercorrono, nell’allestimento di Valentina Bellavia con grafiche di Emilio Fioravanti, il cammino scaligero di Zeffirelli. Ventuno titoli dai costumi per L’italiana in Algeri con la regia di Pavolini alla Piccola Scala nel 1953 all’Aida diretta da Riccardo Chailly il 7 dicembre 2006, passando per spettacoli leggendari come Il turco in Italia con la Callas, la Bohème nata con Karajan (che proprio in celebrazione del centenario zeffirelliano sarà ripresa nel 2023 con la direzione della direttrice coreana Eun Sum Kim), l’Aida “secondo impero” con le scenografie di Lila de Nobili, l’Otello diretto da Kleiber che fu la prima “Prima” in diretta televisiva, la Cavalleria rusticana in teatro e in film, i Pagliacci in una periferia contemporanea, la Turandot fiabesca e celeste con Maazel, il monumentale Don Carlo con Muti. Caratteristica di Zeffirelli, secondo la curatrice Vittoria Crespi Morbio, è “un’idea del melodramma come teatro di tutti e per tutti, non giardino chiuso di un’élite ma espressione di un immaginario popolare”. Questa idea si concretizza nell’oltre mezzo secolo in una pluralità di stili e di impostazioni, in una prodigiosa ricchezza di soluzioni scenografiche e spaziali, nella cura severa di un realismo scenico posto al servizio dell’umanità dei personaggi. La mostra non manca di sottolineare il gusto di Zeffirelli per i rapporti umani capaci di trasformare una produzione d’opera in uno sforzo collettivo, comunitario: sono numerosissime le foto (da Erio Piccagliani a Lelli e Masotti) che ritraggono il regista in situazioni scherzose con tutti gli artisti e i lavoratori coinvolti nei suoi spettacoli. “L’attività di Franco Zeffirelli alla Scala – ricorda Dominique Meyer – ha lasciato un segno vivo nella storia e nell’identità stessa del Teatro; i suoi spettacoli sono ancora nel cuore e nella mente di tutti coloro che entrano nella sala del Piermarini, paradossalmente anche di chi non li ha mai visti. Fare parte dei miti della Scala significa proprio questo: oggi non sono in molti ad aver visto dirigere Arturo Toscanini, eppure la sua presenza si percepisce ancora”. “La grandezza di Zeffirelli – spiega Riccardo Chailly – è stata quella di capire il senso profondamente umano di tutti i personaggi che ha rappresentato nella sua carriera, dal cinema, al teatro di prosa all’opera. L’umanità dei suoi personaggi ha toccato per decenni il pubblico che lo ha seguito e continua ancora oggi a commuovere”. Arricchisce il percorso espositivo un documentario realizzato da Francesca Molteni con la curatela editoriale di Mattia Palma, curatore anche del catalogo, che racconta il percorso di Zeffirelli tra l’opera e lo schermo, attraverso le testimonianze degli artisti che hanno lavorato con lui, come Plácido Domingo e Riccardo Chailly, direttore musicale del Teatro alla Scala, e dei colleghi registi Mario Martone e Davide Livermore, che, con linguaggi diversi, alternano cinema, teatro e opera. Inoltre, a testimonianza della carriera di Zeffirelli nel tempio milanese del melodramma, i contributi del musicologo Emilio Sala, della storica e curatrice della mostra Vittoria Crespi Morbio, e del Sovrintendente del Teatro alla Scala Dominique Meyer.
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