Dopo il grande successo riscosso lo scorso mese di marzo al Teatro Lirico ‘Giorgio Gaber’, Francesco Tesei ‘il più grande mentalista d’Italia’ torna a Milano, questa volta al Teatro Nazionale ‘Che Banca’, con ‘Telepathy’. Con questo spettacolo, figlio del momento che stiamo vivendo, il mentalista spera di accorciare le distanze tra le persone, tornando a giocare con interazioni fondate sulle parole ma anche su gesti, azioni, respiri e sorrisi. “Sono felice di ospitare ancora Francesco Tesei – spiega il direttore generale Matteo Forte – perché i suoi spettacoli hanno sempre grande presa sul pubblico. Tesei proporrà una serata intensa e coinvolgente, adatta ad un pubblico di tutte le età e soprattutto interessante per lasciarsi alle spalle il momento particolare che ciascuno di noi ha vissuto”. In quanto mentalista, Francesco Tesei ha sempre provato a “leggere il pensiero” delle persone, una capacità spesso descritta con la parola Telepatia. Nessun potere sovrannaturale o paranormale, dunque, ma solo il desiderio e il bisogno di ricominciare a condividere esperienze tipicamente umane, come la meraviglia e lo stupore, in maniera empatica. Uno spettacolo per gettare la maschera, vivere emozioni reali e non virtuali, e costruire assieme alla partecipazione attiva del pubblico qualcosa che potremmo definire con un neologismo: telempatia.
In Telepathy, Tesei incarna la fragilità della condizione dell’uomo in relazione al contesto attuale, approcciando il tema in maniera trasversale ed allegorica attraverso continui riferimenti ad un personaggio fondamentale della drammaturgia: l’Amleto, riflesso e simbolo dell’incertezza di un’epoca altrettanto sospesa tra un “prima” e un “dopo”. Io potrei viver confinato in un guscio di noce, e tuttavia ritenermi signore d’uno spazio sconfinato. Come tutti noi, anche Amleto è smarrito e confuso. Anche impaurito, forse. Agli occhi degli altri personaggi Amleto sembra impazzito, ma solo perché l’uso sistematico e coraggioso del suo pensiero appartiene quasi completamente al domani, e per questo sembra rivolgersi a tutti noi. Soprattutto ai giovani del nostro presente, ai quali è affidato il compito di rimettere in sesto un mondo che è, come lo descriverebbe Amleto, Out of joint, cioè “fuori squadro”. Allo stesso modo, anche il mentalista deve trovare nuove risorse per ricominciare, dopo mesi di “isolamento” che sembrano aver messo a dura prova la sua stessa mente e il suo spirito. Appare infatti a tratti quasi delirante e dissennato, eppure – come dice Polonio riferendosi ad Amleto – “Sebbene questa sia pazzia, c’è però del metodo.”
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